Solitamente Warren Buffet stupisce per le sue strategie d’investimento, ma oggi ha fatto una dichiarazione alquanto strana: “tassateci di più”, riferito ai miliardari, avrebbe affermato insieme a Jamie Dimon, CEO di JPMorgan.
Un’accoppiata molto interessante, quella di Buffet e Dimon, che di recente ha spiazzato l’opinione pubblica affermando che sarebbe più giusto tassare di più i ricchi, “per una questione di equità“, ma anche per “recuperare l’ampio deficit federale“.
Cos’ha detto Warren Buffet sui ricchi e perché dovremmo interrogarci tutti
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Il Presidente Trump sta attuando politiche molto aggressive con l’intento di risollevare l’economia degli Stati Uniti, danneggiata dalle scelte degli ultimi decenni che hanno favorito l’arricchimento di pochi e la deindustrializzazione. Il partito del Tycoon sta valutando, tra gli altri “rimedi”, di alzare le tasse ai miliardari, opzione questa da sempre scartata a priori. Ma Buffet lancia un monito e afferma che “sarebbe potenzialmente ancora più dannoso“.
Va precisato, infatti, che le attuali imposte gravano sul reddito (da lavoro) e non sul patrimonio/rendite derivanti da investimenti. I multi miliardari come Elon Musk, lo stesso Buffet, Bezos, Zuckerberg e in generale i più ricchi al mondo sfruttano Leggi che gli consentono di pagare poco o niente. “Meno della mia segretaria“, avrebbe affermato proprio Warren Buffet qualche anno fa, quando denunciò questa incongruenza. E sempre Buffet sostiene che una “tassa sui miliardari” generica non sarebbe efficace poiché, alla fine, andrebbe a colpire il ceto medio-alto come ad esempio i piccoli imprenditori, i fornai, i medici. Non certo i super ricchi.
Oltretutto, se persino i miliardari come Buffet ammettono di godere di trattamenti migliori rispetto al resto dei lavoratori, significa che siamo arrivati ad una situazione non più sostenibile economicamente. Che siamo di fronte al potenziale collasso del sistema attuale, e certe affermazioni nascondono (dietro il “buonismo), l’ansia di chi sa che la ricchezza accumulata potrebbe sfumare da un giorno all’altro.
Stati Uniti e Italia, qual è il legame che unisce la vera “evasione fiscale legalizzata” dei ricchi
E in Italia? Se le politiche di Trump stanno sconvolgendo il mondo a livello economico, in Europa regna il caos più totale. Il sistema della finanza speculativa è in pericolo, e a poco sono servite le ultime strategie (green deal, pandemia, riarmo…) perché ormai non c’è più crescita, non c’è più un’economia che funziona e, semplicemente, i soldi non ci sono. E quando il capitalismo va in crisi, la storia insegna che trova una sola via d’uscita: la guerra.
L’Italia negli ultimi 5 anni (ma in realtà da molto più tempo, indipendentemente dal Governo di turno) ha aderito a iniziative “no profit” creando di fatto lobby che operano al di sopra di ogni regola fiscale, potendo muovere miliardi e generando guadagni immensi. Si pensi ad esempio – giusto per citare una delle ultime in termini temporali – alla fondazione no profit Med-Or di Leonardo Spa, nata per “promuovere attività culturali, di ricerca e formazione scientifica“. Ma dietro a questi proclame, si nasconde una partnership tra pubblico e privato che fa comprendere come la politica possa facilmente essere “spinta a prendere determinate scelte” in base al potere esercitato da società, in questo caso legate addirittura alla guerra.
Dal 1° gennaio 2025, a seguito di modifica statutaria, la Fondazione si è trasformata in Med-Or Italian Foundation, con l’ingresso di Enel, Eni, Ferrovie dello Stato, Fincantieri, Poste Italiane e Snam in qualità di nuovi soci ordinari e di Cassa Depositi e Prestiti, MBDA Italia, Terna e TIM in qualità di soci aderenti
Se nel nostro Paese, così come negli Stati Uniti, si volesse alzare la tassazione verso i più ricchi, non ci troveremmo – proprio come ha affermato Warren Buffet – di fronte a un atto di giustizia, ma ad una forma di ulteriore oppressione a chi, lavorando duramente, riesce a generare alti guadagni. Nel mentre, le vere lobby, continuerebbero a lavorare serenamente poiché protette da Leggi che le elevano “al di sopra”, ovvero le esenzioni fiscali in quanto “no profit”, proprio come negli Stati Uniti.
In un sistema come questo non si intravede, dunque, la volontà politica di migliorare servizi, infrastrutture e la qualità della vita dei cittadini, ma solamente di generare profitti su profitti, a qualsiasi costo, creando società e accordi che esulano dalle regole che invece il popolo deve rispettare. E su questo si dovrebbe ampiamente riflettere.