Ci chiediamo se la preferenza nel tenere i soldi fermi e liquidi sul conto (o libretto bancario/postale) abbia un costo o no. Cioè la scelta di avere i soldi non investiti comporta una spesa? E se sì, a quanto ammonta a fine mese/anno?
La risposta è purtroppo affermativa nel senso che la c.d. preferenza per la liquidità ha un costo. Il non investire è una chiara e precisa scelta al pari di chi decide di farlo. Il sabato sera si può uscire e svagarsi o restare in casa: entrambe le casistiche hanno costi e benefici.
Tornando ai soldi liquidi sul conto, c’è da dire che per il 2022-23, almeno per adesso, il saldo finale supera le più rosee previsioni. Tra spese vive e perdite indirette, il saldo è davvero salato. Anzi, vuoi sapere quanti soldi perdi tenendo fermi 50.000 € sul conto in banca o alle Poste? Facciamo due calcoli.
Le spese vive legate al conto corrente
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Il c/c è un formidabile strumento di pagamento (in entrata e uscita) fornito da un intermediario finanziario abilitato. Lo strumento spesso prevede un canone mensile per il servizio reso, addebitato in conto a cadenza differente (mensile, trimestrale ecc.) a seconda dei casi.
In base ai dati disponibili, i rapporti più costosi sono quelli aperti presso gli istituti bancari tradizionali (circa 100 € all’anno). Seguono il conto postale e il conto online.
Quindi si potrebbe optare per quest’ultimo per abbattere tali spese. Nei casi migliori si potrebbero anche azzerare, giacché non mancano operatori che lo prevedono gratis (con o senza condizioni particolari).
Oppure si può considerare l’uso di una carta prepagata dotata di IBAN. Svolge buona parte delle funzioni tipiche di un conto, ma non tutte. In compenso ha il vantaggio di costare in genere molto meno, anche rispetto a una carta di credito. Di sicuro sulla prepagata non si paga l’imposta di bollo come solitamente avviene su c/c e libretto. Quest’ultimo, invece, di norma non prevede costi di apertura, gestione e chiusura e assolve principalmente alla funzione di salvadanaio.
Quanto all’imposta di bollo, l’importo annuo è di 34,20 € per persone fisiche e giacenze medie nel periodo rendicontato sopra i 5.000 €.
La batosta dell’inflazione
Tuttavia, la vera batosta per chi resta liquido è l’inflazione. Se i prezzi aumentano, i soldi perdono potere d’acquisto, cioè permettono di comprare meno cose.
Secondo il Bollettino Economico 1/2023 Banca d’Italia, l’inflazione è salita di quasi il 9% l’anno scorso (dopo l’1,9% del 2021) e dovrebbe scendere al 6,5% nel 2023. Tradotto, 50.000 € nel triennio 01/01/2021-31/12/2023 costerebbero, in termini di potere d’acquisto perso, circa 7.500-8.000 €.
Vuoi sapere quanti soldi perdi tenendo fermi 50.000 € sul conto in banca o alle Poste? Facciamo due conti
Infine va considerato il c.d. costo opportunità, ossia quello derivante dal mancato sfruttamento della prima, buona alternativa disponibile.
Per chi ha i soldi in Posta consideriamo ad esempio i buoni fruttiferi. Il titolo ordinario (2,50% annuo lordo a scadenza) è quello che offre la massima flessibilità in uscita. Gli interessi sono riconosciuti dopo 1 anno dall’acquisto e poi ad ogni bimestre, insieme al rimborso del buono. In alternativa pensiamo all’attuale doppia offerta Supersmart (3% annuo lordo a scadenza sull’offerta Premium).
Per chi ha i soldi in banca basterebbe chiedere all’Istituto se è possibile, e a quali condizioni, spostare i soldi su un conto deposito. Spuntare un 2-3% lordo annuo sulle linee da 1 a 3 anni è tutt’altro che impossibile.