Von der Leyen: UE pronta per un sistema di difesa autonomo ma partner della NATO

Ursula Von Der Leyen

L’UE necessita di un sistema di difesa europeo e bisogna fare presto. La Presidente del Parlamento europeo, Ursula von der Leyen, resterà nella storia per aver rotto ogni indugio nel suo discorso di oggi sullo Stato dell’Unione. “Quello di cui abbiamo bisogno è un’Unione europea della difesa” ha detto all’Europarlamento in seduta plenaria, che le ha tributato una lunga ovazione. Resteremo partner della NATO, dunque, ma con una ‘macchina’ comune che è tutta da costruire. Flotte, eserciti, squadriglie aeree, intelligence: se ne parlerà già alla fine dell’anno. Ecco la grande rivoluzione che si prepara per il Continente. I primi commenti e le indiscrezioni sono raccolti dalla Redazione Attualità di ProiezionidiBorsa.

Ursula “fa qualcosa di europeo”

Von der Leyen: “UE pronta per un sistema di difesa autonomo ma partner della NATO”. Ci voleva, forse, la grande vis pratica di una nobildonna tedesca per riconoscere che “quello che ci ha trattenuto fino ad oggi non è una mancanza di capacità, ma una mancanza di una volontà politica”.  Lo ha detto senza mezzi termini, la Presidente von der Leyen. Dunque non solo il “dado” militare è tratto, ma si intende procedere con la massima urgenza. Lo spauracchio del ‘terrorismo islamico di prossimità’ vista la facilità di infiltrarsi nel Continente, dove le connessioni tra le intelligence non funzionano, fa paura. Ma anche la crescita militare di varie nazioni non può essere osservata standosene con le mani in mano.

Von der Leyen: “Ue pronta per un sistema di difesa autonomo ma partner della Nato”

“Lavoriamo con il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg su una nuova dichiarazione congiunta che sarà presentata prima della fine dell’anno. Dobbiamo investire nella nostra partnership, ma questa è solo una parte dell’equazione. Dobbiamo fare di più da soli sulla difesa”, ha insistito ancora. Tutti si stanno chiedendo cosa avrà in mente la Presidente per l’altra parte dell’equazione. Bisognerà dotarsi di eserciti, flotte, squadriglie aeree e di sommergibili, tutti i servizi. Bisognerà creare basi e presidi. Vedremo cosa ne penseranno Biden e gli inquilini del Pentagono di questo nuovo attivismo europeo. Ma anche come reagirà la Bce di fronte a una montagna di investimenti imprescindibili: chi li finanzierà e con quali soldi?

Presto un vertice Difesa con la Francia (e l’incognita Macron)

Innanzitutto, spiega la Presidente, dovremo unire le informazioni intelligence tra Stati. “Dobbiamo gettare le basi per un processo decisionale collettivo, con quella che definirei “conoscenza situazionale”. Se gli Stati membri attivi nella stessa regione non condividono le loro informazioni a livello europeo, siamo destinati a fallire. Diventa essenziale quindi migliorare la cooperazione in materia di intelligence. Non si tratta solo di intelligence in senso stretto, ma della necessità di accorpare le conoscenze provenienti da tutti i servizi e da tutte le fonti”. Non a caso ha citato tutto, come fosse preoccupata di dimenticare qualche risorsa: dai satelliti nello spazio ai formatori del personale di polizia, dall’open source alle agenzie di sviluppo. “Dal loro lavoro scaturisce un patrimonio dalla portata e profondità uniche”, ha aggiunto poi. Insomma secondo Von der Leyen: “UE pronta per un sistema di difesa autonomo ma partner della NATO”.

A cosa aspira la Francia

Il tema della condivisione delle informazioni e dei servizi in effetti è cruciale. La collaborazione per tutte le nazioni europee con la Francia, per esempio, è veramente molto difficile. “La futura ‘bussola strategica’ è una parte cruciale di questa discussione. E dobbiamo decidere come sfruttare tutte le possibilità già previste dal trattato”, ha aggiunto la Presidente. “Per questo, durante la presidenza francese, convocherò con il Presidente Macron un vertice sulla difesa europea”.

L’occasione della presidenza francese è ottima, anche per prendere subito il toro per le corna. Ovvio che, se Macron saprà strappare una posizione di leadership per il suo Paese nella difesa europea, sarà molto favorito alle elezioni di aprile 2022. L’assist di Ursula non è mancato: ha nominato Macron, non la Francia. Se non saprà giocarsela, pazienza: la Presidente darà la poltrona di stratega al suo successore. Una leadership militare tedesca, infatti non è pensabile. Italia e Spagna non hanno eserciti tanto numerosi. La Gran Bretagna è fuori gioco. Dunque la Francia è l’unico candidato possibile per guidare la difesa europea. Grazie all’esperienza, alla ricchezza e alla sua rete mondiale di relazioni molto forte.

Il processo decisionale c’è ma esiste solo sulla carta

Il processo decisionale collettivo, c’è, ma non funziona, insiste ancora la von der Leyen: “Possiamo usarlo per prendere decisioni informate solo se disponiamo di un quadro completo della situazione. Al momento non è così. Abbiamo le conoscenze, ma separate. Le informazioni ci sono, ma sono frammentarie. Per questo motivo l’UE potrebbe prendere in considerazione la creazione di un proprio “Centro comune di conoscenza situazionale” per accorpare tutte le diverse informazioni. E per essere meglio preparati, pienamente informati e in grado di decidere”, ha ribadito.

Tutti ‘en guarde’ a fare di più

“L’Europa dovrebbe essere il luogo in cui si sviluppano gli strumenti di cyber difesa. Anche gli Stati membri devono fare di più”, ha dichiarato infine la presidente della Commissione europea. “Il primo passo è una valutazione comune delle minacce con cui dobbiamo confrontarci e un approccio comune per affrontarle. “Sarebbe davvero  interessante capire meglio cosa si intende, ad oggi per minaccia all’Unione Europea.

Quali minacce militari ‘attive’

A proposito di minacce, ecco quali sono secondo Edward Luttwak, uno dei più importanti economisti e strateghi militari americani. “La Federazione russa non è una minaccia militare attiva” disse nell’aprile scorso in una intervista rilasciata a Francesco Bechis. “È molto attiva nello spionaggio, perché è un’attività che rende e costa poco. Il problema italiano ha un altro nome: la Cina. La penetrazione cinese in Italia è considerevole, senza precedenti. Ci sono ministri, sottosegretari sull’elenco della Città Proibita. Di questo sì, dovreste preoccuparvi”.

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