L’audacia e l’ostinazione di chi crede nel proprio mestiere, le competenze necessarie, la curiosità e il desiderio di raccontare quel che accade senza compromessi. Maurizio Belpietro, fondatore e direttore del quotidiano «La Verità» annuncia l’uscita della sua nuova creatura, «Verità e Affari» il nuovo quotidiano di economia e finanza. Si racconta percorrendo le principali tappe della sua vita professionale e ci fornisce un lungimirante punto di vista su alcune tra le maggiori sfide che ci aspettano, le prossime elezioni politiche e il conflitto tra Russia e Ucraina.
Lei si distingue tra gli altri aspetti per la ricerca del vero in modo indipendente. É una sfida possibile?
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«La sfida è nata cinque anni e mezzo fa quando eravamo nel pieno della crisi dell’editoria. Cioè quando tutti dicevano che l’editoria e l’informazione non avevano più alcuna possibilità di sopravvivere al web e ai social. La sfida è stata credere ancora nella carta e nella possibilità di fare questo mestiere. Quando cercavo degli investitori molti mi rispondevano che potevano valutare solo se la testata fosse online. Invece io spiegavo che sarei partito da un quotidiano cartaceo. Abbiamo avuto ragione e siamo riusciti ad affermare un quotidiano che ha persino battuto la concorrenza».
Quindi c’è un futuro per la carta stampata?
«Se i giornali si rivolgono ai lettori e non solo agli azionisti, se si mettono a servizio dei lettori si va avanti. Noi guardiamo soprattutto alle esigenze di chi va in edicola e spende 1,30 € per essere informato. Nel corso di questi 5 anni, alla nostra iniziativa abbiamo aggiunto Panorama e oggi siamo alla sfida con un nuovo giornale. “Verità e Affari”, un quotidiano economico e finanziario diretto da Franco Bechis che uscirà a partire dal prossimo 5 aprile. Uscirà sei giorni su sette».
«Verità e Affari» il nuovo quotidiano di Maurizio Belpietro per le risposte che cerchiamo. Perché proprio un quotidiano nel settore dell’economia?
«Si può pensare che i giornali economici magari rispondono ad un modello non più richiesto dai lettori. Noi scommettiamo su un lettore che vuole essere informato senza conflitto di interessi. Raramente ho vissuto una stagione così frizzante dal punto di vista economico. Già solo seguire il PNRR è una bella sfida. Ma poi c’è da seguire tutto quanto sta accadendo intorno a TIM, lo scontro tra Mediobanca e Francesco Caltagirone. Ancora, ciò che rimarrà della FIAT nella realizzazione delle auto elettriche. Sono tutti spunti con cui dobbiamo fare i conti e riuscire a raccontarlo ai lettori».
Da dove è partita la sua carriera di giornalista?
«Sostanzialmente da un fallimento. Ho iniziato in un piccolo quotidiano di provincia quando ero ancora studente. Si trattava di un quotidiano fallito che cercava comunque di ripartire. Fui contattato e accettai la sfida incuriosito anche se all’epoca di giornalismo non sapevo molto. Così iniziai a fare il corrispondente di provincia. Mi occupavo di cronaca locale: incidenti, piccoli episodi di delinquenza. Fu una grande esperienza. Erano gli anni Settanta, anni di crisi. Molte aziende chiudevano, c’erano rivendicazioni sindacali. Iniziai a capire e imparare un po’ di cose».
Ad esempio?
«Magari che un’azienda che chiude non lo fa per il gusto della cattiveria ma perché ci sono motivi importanti dietro. Poi ho ripetuto la stessa esperienza a Bergamo per fondare un giornale dove mi occupavo di economia. Nel frattempo, nacquero le radio libere e feci il primo radio giornale. Poi ho incontrato il mondo dei periodici. Insomma, ho vissuto i settori dei settimanali, dei mensili e dei quotidiani. Tutte esperienze interessanti».
Veniamo ai fatti del nostro tempo. Lei ha scritto di Conte in un testo dal titolo “Il voltafaccia e i segreti di un premier per caso”. Il prossimo anno dovremmo andare al voto. Cosa dobbiamo aspettarci?
«Quel libro l’ho scritto nel dicembre 2019 ed è un libro che anticipa quello che abbiamo visto. Nel 2020 Conte si accredita quale grande statista e la pandemia lo fa sembrare tale. Poi abbiamo visto che le qualità dello statista non le ha avute ed è stato veramente un Presidente per caso. É stato scelto e ne ha approfittato riuscendo a presiedere due maggioranze diverse. Però messo alla prova dei fatti ha mostrato di non avere le capacità giuste».
Per il 2023 avremo qualche candidato realmente interessato a governare bene il Paese?
«Oggi manca una classe dirigente. Abbiamo un grande vuoto e questo è il nostro grande problema. Le forze in campo sono molto frazionate. Sia il centro destra che il centro sinistra (ammesso che esista visto che il M5S pare prendere le distanze) sono molto divisi. Manca un nome di riferimento. Questo significa che l’unica persona al momento destinata a procedere è Mario Draghi ma dice di non volerlo fare».
Secondo Lei, perché?
«Draghi voleva andare al Quirinale ma non adesso, nel 2020. Poi con la crisi del Governo Conte accettò l’incarico di Presidente del Consiglio probabilmente pensando potesse essere una porta per il Quirinale. O comunque potrebbe aver pensato la sua nomina fosse temporanea, ma così non è stato. Adesso più passa il tempo e più la maggioranza sarà divisa e in cerca di visibilità. Da qui alla prossima primavera 2023 sarà una via crucis per Draghi. Adesso è solo attenuata dalla guerra e dal senso di responsabilità che richiede»
Ieri sera durante la trasmissione Dritto e Rovescio, Lei ha detto che con Putin un po’ tutti abbiamo fatto affari perché conveniva così….in un futuro remoto immagina un ripristino delle relazioni?
«Dipende da come finirà questa guerra. Penso sia inevitabile un compromesso. Perché la situazione attuale non conviene a nessuno. L’umiliazione estrema della Russia significherebbe spingerla nelle braccia della Cina ma questo non sarebbe un bene per noi. Per gli europei acquistare gas russo è stata una scelta dettata dalla convenienza. Rinunciarvi vuol dire costruire un modello economico diverso da quello che abbiamo oggi. O anche finire nelle mani di qualche altro fornitore e magari non è detto ci convenga di più. La flessione dell’euro in queste settimane ci ha portato quasi alla parità con il dollaro ma sotto la parità con il Franco svizzero e questo non è un buon segnale. Le fonti energetiche se le dobbiamo comprare dall’estero le pagheremo molto di più. Ma soprattutto Le ripeto, isolare la Russia significa rafforzare la Cina».
«Verità e Affari» il nuovo quotidiano di Maurizio Belpietro per le risposte che cerchiamo, nato per fornire ai lettori un’informazione puntuale e obiettiva.
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