Già da alcuni anni i proprietari di immobili dati in locazione possono optare per un regime di tassazione agevolata.
La cedolare secca consente di sottoporre a tassazione gli introiti derivanti dagli affitti con una percentuale pari al 21% in caso di canone libero o addirittura del 10% per i canoni concordati.
I soggetti che possono godere di queste agevolazioni sono soltanto soggetti privati. Questi isolerebbero le entrate provenienti dagli affitti assoggettandoli a imposta sostitutiva senza che vengano cumulati con altre entrate. Inoltre in questa imposta sostitutiva vengono comprese le addizionali e le imposte di bollo e di registro. Dunque un bel risparmio.
Vediamo di cosa si tratta e se ci sono modi per evitare questa tassa sugli affitti che si abbatterà sui proprietari degli immobili e sugli inquilini
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Anche per il 2022 resta in vigore la tassazione agevolata. È possibile optare per la cedolare anche in sede di proroga del contratto già in essere. Qualora il proprietario di immobili con categoria catastale da A1 a A11 locati ad uso abitativo decida di optare per questa tassazione potrà dichiararlo all’Agenzia delle Entrate.
Questo sistema, che agevola specialmente i contribuenti che abbiano altre entrate oltre quelle provenienti dalle locazioni, potrebbe perdere parte del suo appeal.
Nella riforma fiscale allo studio del Governo, infatti, potrebbero rientrare alcune modifiche alle aliquote previste per la cedolare secca.
Se questa modifica andasse a buon fine potrebbe comportare una destabilizzazione al sistema degli affitti, specialmente perché si andrebbe a sommare all’inflazione crescente registrata negli ultimi tempi.
La scelta delle cedolare infatti comporta la rinuncia all’aggiornamento del canone d’affitto anche su base Istat. Ma qualora le aliquote di tassazione dovessero salire ed anche l’inflazione mantenesse livelli sostenuti, la rinuncia potrebbe non essere più così conveniente.
Quali aliquote potrebbero essere applicate se la riforma venisse approvata
La previsione di aumento delle aliquote riguarda soprattutto le locazioni a canone libero. Pare che in una prima fase ci potrebbe essere un salto dal 21% al 26%. Dunque vediamo di cosa si tratta nello specifico.
Se entrasse in vigore questa modifica i proprietari delle case potrebbero trovare maggior convenienza nel regime ordinario alla luce di un’inflazione crescente. Inoltre potrebbero sorgere delle difficoltà nei confronti dell’inquilino che si opporrebbe con tutti i suoi mezzi all’adeguamento del canone. Prima di fare una scelta è opportuno verificare se nel contratto vi sia una esplicita rinuncia all’aggiornamento del canone. In questo caso è meglio mantenere l’opzione della cedolare secca per evitare di perdere entrambi i vantaggi.
Per quanto riguarda i nuovi contratti invece questo sistema potrebbe incentivare il caro affitti in quanto i canoni andrebbero a lievitare per compensare la maggiore inflazione attesa e la maggior tassazione.
Alla luce di quanto detto sembrerebbe opportuno valutare caso per caso l’opportunità di mantenere la cedolare secca qualora le aliquote dovessero aumentare. In alcune situazioni sarà più conveniente tornare al regime ordinario.
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