L’estate è ormai alle porte e con essa sale la febbre da vacanze. Tuttavia, con i prezzi in risalita su tutti i fronti e lo stipendio fermo al palo non è facile far quadrare i conti. Spesso a farne le spese sono in genere le uscite non necessarie, come le vacanze.
A volte, però, il possesso di un bene monetizzabile come una moneta rara può salvare cavoli e capre. Detta diversamente, vacanze gratis quest’anno per i fortunati possessori di queste lire rare e molto ricercate dai collezionisti.
I 3 elementi che rendono una moneta rara e ne accrescono il valore di mercato
Indice dei contenuti
Il valore di una moneta antica muta in base alla diversa combinazione di più elementi. Cioè il verificarsi di una o più circostanze ne aumenta il valore di mercato presso gli estimatori. In sintesi si tratta dei seguenti elementi:
- l’anno del conio, che in genere premia quelle con più storia incorporata;
- la tiratura, termine che traduce quello di offerta, usato in economia. Quindi minore è l’offerta, la tiratura, maggiore potrebbe essere il prezzo proposto dagli acquirenti;
- la presenza o meno di qualche elemento commemorativo. Si pensi alle c.d. special edition di un francobollo, una moneta, le vecchie schede telefoniche, etc;
- lo stato di conservazione della moneta, in cui il classico “fior di conio” indica il grado più elevato della loro conservazione;
- gli eventuali errori e/o difetti tecnici in sede di coniatura;
- la volontà di un acquirente di acquistare a tutti i costi un pezzo raro (come le monete da 5 lire) oppure no. Tradotto, si tratta della forza della domanda.
La mitica 100 Minerva
In Italia una delle monete in lire di piccolo conio più diffuse riguarda la cara 100 lire Minerva. È una moneta in metallo circolare che è stata coniata in milioni e milioni di pezzi nei suoi anni di onorato servizio alla popolazione. Molti cittadini oggi avanti con l’età le hanno maneggiate almeno una volta durante gli anni della loro giovinezza.
Vennero prodotte in “ACMONITAL” (acciaio monetario italiano), ossia uno speciale acciaio inox impiegato già a partire dal 1932. La 100 lire Minerva ha in genere i bordi rigati. Ancora, su un lato abbiamo la testa di una donna che guarda a sinistra e la scritta Repubblica Italiana. Sull’altra faccia della moneta, invece, c’è appunto la dea Minerva da cui deriva il nome, e il ramoscello d’ulivo.
Vacanze gratis quest’anno per i fortunati possessori di queste lire rare che valgono fino a 3.000 euro
Quanto valgono queste 100 lire? Per determinarlo con esattezza dovremmo conoscere tutti e 6 gli elementi elencati in apertura di articolo.
In generale, tra i pezzi oggi più quotati ci sono quelli coniati negli anni Cinquanta. Il pezzo del 1955 ha un ampio range di oscillazione delle quotazioni. Alcuni estimatori la valutano fino a 4-500 euro mentre altri fino a mille euro. Ovviamente si fa riferimento alla pezzatura fior di conio, quindi in ottimo stato di conservazione.
La 100 lire Minerva dell’anno successivo (1956) in genere vale molto meno. A fatica si arriva a quotazioni nell’ordine dei 3-400 euro circa.
Il vero asso nella manica lo offre invece la 100 lire Minerva del 1954 con la scritta “prova” su un lato della moneta (sulla destra). Per questo conio giocano a favore alcuni elementi unici e irripetibili. Anzitutto la scritta “prova”, che sembra quasi un marchio di fabbrica della pezzatura. Poi lo stato di conservazione e soprattutto la tiratura limitata. La Zecca dello Stato la coniò in pochi pezzi, per cui i collezionisti arrivano a pagarla anche 3mila euro pur di averla. Detta diversamente, la rarità del conio ne alza e giustifica le richieste di chi la detiene.
Quindi chi possiede questo pezzo raro, magari ricevuto da nonni, zii, etc, può monetizzarlo e sfruttare il ricavato per una vacanza. Anche all’estero, considerato l’elevato valore di mercato di questa rara 100 lire.
Approfondimento
Ecco 10 modi per mettere 1.000 euro in 100 giorni per una vacanza al mare da mille e una notte