Si è parlato tanto e troppo spesso del taglio al cuneo fiscale, senza che si adottassero mai misure soddisfacenti. Si tratta delle tasse che, in Italia, gravano sul lavoro e che, quindi, abbattono di molto l’ammontare degli stipendi conseguiti. Al riguardo, il Presidente di Confindustria ha proposto l’introduzione di una mensilità aggiuntiva, per alcuni lavoratori, da ottenersi proprio attraverso detto taglio. Sarebbe un’idea alternativa a quella dell’aumento dei salari, ma il risultato sarebbe lo stesso, ossia: portare più danaro nelle tasche degli italiani. Ebbene, per attuare la manovra auspicata da Bonomi, si dovrebbe attuare un taglio forte e strutturale al cuneo fiscale. Occorrerebbero, però, circa 16 miliardi di euro, per supportare la manovra. Ma vediamo più nel dettaglio come potrebbe avvenire questa riduzione del costo del lavoro e a favore di chi.
Taglio del cuneo fiscale ma ecco per chi
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La riforma proposta dovrebbe contenere il taglio del cuneo fiscale per i redditi fino a 35.000 euro. Attraverso la riforma, a questi lavoratori andrebbero circa 1.223 euro in più all’anno. In altre parole, si tratterebbe di uno stipendio in più all’anno per detti lavoratori. Quindi, avremo una sorta di quattordicesima ma, più tecnicamente, i soldi in più si accrediterebbero mensilmente, in ogni busta paga. I fondi per finanziare la manovra dovrebbero provenire da una riorganizzazione della spesa pubblica e dall’extragettito fiscale.
In ogni caso, non sarà facile reperire i 16 miliardi di euro occorrenti. Ma, come arrivarci? Anzitutto, secondo Bonomi, il sistema del cuneo fiscale contributivo andrebbe capovolto. Di conseguenza, il beneficio del taglio dovrebbe ricadere per 2/3 sul lavoratore e per 1/3 sulle imprese e non viceversa. Sicché, per le fasce di lavoratori indicate, il cuneo fiscale scenderebbe al 40,8%, cioè, addirittura, al di sotto della media europea.
Uno stipendio in più all’anno con il taglio del cuneo fiscale per questi lavoratori con redditi fino a 35.000 euro
Come anticipato, secondo il Presidente di Confindustria due sono le strade per reperire il danaro necessario a sovvenzionare la manovra. In primo luogo, dal DEF risulta che, per il 2022, ci sarà un incasso di circa 38 miliardi di euro in più. Esso deriva dal gettito fiscale, quindi dai pagamenti che ricadono su famiglie e imprese. Questa sarebbe la prima fonte. Inoltre, come seconda fonte andrebbero rimodulate le risorse utilizzate per la spesa pubblica annuale. Quella esplicata, rappresenterebbe un’ipotesi interessante per fare un passo in avanti nella risoluzione di questo annoso problema. Essa, comunque, potrà fungere anche da spunto per ulteriori e diverse riforme del settore, “purché si facciano”.
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