Una motivazione per ricorsi contro multe stradali

multe

Siamo abituati a chiamarle multe. In realtà il termine tecnico è quello di sanzioni amministrative. Sono quelle irrogate tramite elevazione di verbali per violazioni del Codice della Strada.

Ma talora anche questi verbali possono risultare illegittimi per qualche motivo.

Ad esempio per essere stati notificati oltre i termini di legge.

In questo articolo intendiamo fare chiarezza su una possibile motivazione, da utilizzare per fare ricorso.

Una motivazione per ricorsi contro multe stradali

Infatti è possibile presentare, alternativamente, un ricorso amministrativo contro il verbale, che abbia contestato una violazione del Codice della Strada, alla Prefettura, o in via giudiziaria al Giudice di Pace.

Se il ricorso presentato alla Prefettura venisse respinto, è possibile poi ricorrere contro tale decisione al Giudice di Pace.

Dopo la sentenza del Giudice di Pace, presentata in prima istanza, o come ricorso contro una precedente decisione avversa della Prefettura, è quindi possibile ricorrere ulteriormente in via giudiziaria, sino alla Corte di Cassazione.

Ma a cosa riconduce la motivazione, di cui parlavamo?

Elementi della segnaletica

Il Codice della Strada indica esplicitamente gli elementi, che devono essere contenuti nella segnaletica verticale.

Per quanto riguarda i cosiddetti segnali di prescrizione, come quelli relativi al divieto di sosta, Codice della Strada precisa anche che il cartello deve essere autorizzato dall’ente proprietario della strada, e sul retro sono da indicare gli estremi dell’ordinanza che ha autorizzato il segnale.

Sino al 2010, quindi, talora si presentava ricorso, tipicamente contro verbali che avevano elevato sanzioni per divieto di sosta, adducendo la mancata indicazione degli estremi dell’ordinanza sul retro del cartello, quale motivo di illegittimità del medesimo e, conseguentemente, del verbale.

E solitamente la magistratura annullava il verbale.

Ma nel 2010 è intervenuta una sentenza della Corte di Cassazione, la 20 maggio 2010, n. 12431, che ha stabilito la legittimità del segnale, pur in assenza dell’indicazione degli estremi dell’ordinanza.

Altre successive sentenze della Cassazione hanno poi ribadito lo stesso principio.

È quindi ancora valida tale motivazione da inserire in un ricorso?

Occorre precisare che talora la motivazione, relativa alla mancata indicazione degli estremi dell’ordinanza, è ancora occasionalmente accolta da qualche giudice. Ma parrebbe vittoria di Pirro, visto che poi in Cassazione il ricorrente quasi sicuramente risulterebbe sconfitto.

Tuttavia un conto è che il cartello non indichi l’ordinanza che autorizza la relativa apposizione.

Ben altro conto con cartello abusivamente apposto, in assenza di un’ordinanza emessa dal competente ente.

Per questo motivo, potrebbe essere utile sincerarsi se eventualmente manchi la delibera autorizzativa. Ad esempio consultando l’Albo pretorio di un comune, o domandando verifica ai competenti enti tecnici, evidenziando l’urgenza della risposta, per rispettare la tempistica prevista per l’eventuale ricorso.

Se l’Ente non risponde

Tuttavia, non sempre è così agevole consultare, ad esempio, un Albo pretorio, o ottenere una risposta entro un termine ravvicinato.

In questi casi, è possibile procedere come segue.

Nel ricorso si può, ad esempio, far presente che, ai fini della preparazione del ricorso, si è domandato ai competenti uffici se il segnale in questione (precisare la dislocazione) sia stato debitamente autorizzato da apposito atto amministrativo.

Ed aggiungere che la risposta non è pervenuta in tempo, per rispettare il termine di decadenza per il ricorso.

Pertanto, nel dubbio, si è presentato ricorso, ed in tal caso un’equa ripartizione dell’onere probatorio tra le parti comporta che sia l’ente a dimostrare la sussistenza dell’ordinanza autorizzativa.

In diversi casi, questo tipo di impostazione ha visto vittorioso il ricorrente, il quale deve essere posto nella condizione di conoscere, preventivamente ed entro i termini di decadenza, eventuali motivi di illegittimità, a partire da quelli inerenti alla segnaletica.

Concludendo sul tema motivazione da usare per ricorsi contro multe stradali, è da considerare che anche la giurisprudenza e gli orientamenti prefettizi in materia potrebbero cambiare, potendo alcuni giudici ed alcune Prefetture anche dissentire dai prevalenti indirizzi ermeneutici.

Pertanto l’alea del giudizio, così in sede giudiziaria, come amministrativa, è pur sempre presente, pur a fronte di presupposti, che rendono probabile una vittoria.

Domani esamineremo un altro interessante motivo di ricorso, questa volta per i verbali relativi a passaggio con semaforo rosso.

A cura di Gian Piero Turletti, autore di “Magic Box” e “PLT

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