La scienza negli ultimi cinquanta anni ha fatto dei passi da gigante e per fortuna non sembra fermarsi. L’ha dimostrato anche la gestione della pandemia. Infatti, nonostante i grandi sconvolgimenti che ha portato e le conseguenti modifiche del nostro stile di vita, il vaccino è riuscito ad arrivare in tempi relativamente brevi. Però, malgrado ci sia sempre una crescente attenzione verso la qualità della vita, sia a livello fisico che psicologico, alcuni soggetti non sembrano godere di ottime stime per quanto riguarda la longevità. Infatti, secondo uno studio “made in USA”, ci sarebbero degli individui che avrebbero una maggior probabilità di morire in tempi più brevi. Infatti una generazione rischierebbe di vivere meno rispetto alle altre. Scopriamo insieme di quale si tratta e quali sono i motivi che la renderebbero così fragile.
I drammi dei cosiddetti Millennials
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Secondo lo studio a stelle e strisce, coloro che avrebbero più chance di incappare in un decesso prematuro sono coloro che appartengono alla generazione Y. Ad essere messe sotto una lente di ingrandimento sono infatti le persone che sono nate tra il 1981 e il 1996. Sono state infatti le prime ad essere esposte al vertiginoso incremento tecnologico e all’abbattimento delle distanze. Hanno infatti esperito sia i lati positivi che quelli più negativi di queste trasformazioni socio-economiche.
Una generazione rischierebbe di vivere meno rispetto alle altre
Secondo l’indagine, questi soggetti avrebbero una maggior tendenza a contrarre dei malanni, a causa di una maggiore sedentarietà e all’avvento del cibo spazzatura. Queste due cattive abitudini, se unite e perpetrate, potrebbero portare a problematiche al sistema cardiovascolare. Lo stesso purtroppo varrebbe anche per il benessere mentale. Infatti questi soggetti sarebbero più portati allo sviluppo di disturbi come ansia e depressione, calmati talvolta con rimedi fai da te, nel peggiore dei casi con l’abuso di alcol e sigarette.
Infatti le pressioni lavorative ed economiche che si sono sviluppate negli ultimi quarant’anni avrebbero concorso a rendere le persone più competitive, meno portate all’ascolto e unicamente orientate al risultato. Lo stress e il desiderio di eccellere avrebbero quindi contribuito a inculcare in certi individui un senso di smarrimento e di impotenza nei confronti della propria vita e un conseguente desiderio di controllo. Da queste sensazioni spesso nascerebbero gli eccessi e comportamenti che, se non mediati correttamente, potrebbero portare fino all’autodistruzione.
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