Non esiste festa senza champagne. Non si può non salutare l’arrivo del nuovo anno senza un brindisi. Ma siamo sicuri di saper scegliere il bicchiere più adatto per l’etichetta che abbiamo selezionato? Il tipo di bicchiere e la forma sono elementi non banali per valorizzare il sapore e la gradevolezza dello champagne che ci apprestiamo a bere. Andiamo allora a conoscere i recipienti più adatti per una degustazione perfetta.
Il bicchiere più indicato per degustare uno champagne di qualità è la flûte. O il flûte. Sembra uno scherzo ma non lo è. Il termine, di origine francese, nella lingua madre è femminile e significa flauto, ad indicare la forma allungata del bicchiere. In italiano lo usiamo prevalentemente al maschile e diciamo il flûte ed è questa la forma che useremo nell’articolo. È un calice dalla forma stretta e allungata con lo stelo sottile e slanciato. Il flûte classico ha una capienza di 25 cl e un diametro preferibilmente di 5 cm e mai superiore agli 8 cm. L’altezza della parte superiore del calice dovrebbe essere di 10 cm circa. Se vogliamo gustare una bella coppa di champagne, dobbiamo quindi usare un flûte.
La forma
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La forma del flûte è perfetta per la degustazione dello champagne e non a caso. L’apertura stretta non permette la dispersione dell’aroma e del perlage e lo stelo lungo e sottile consente di afferrare il bicchiere con facilità senza rischiare di riscaldare lo spumante con le mani. La temperatura ideale di degustazione è tra i 6 e gli 8 gradi e va mantenuta costante il più possibile per apprezzare al meglio la qualità della bevanda. Il flûte deve essere in vetro puro, meglio se in cristallo. Quando versiamo lo champagne ricordiamoci di inclinare il bicchiere per ridurre la formazione delle bollicine e di aspettare che la schiuma si riduca per versare di nuovo. Reggendolo ovviamente dal piede.
I flûte non sono tutti uguali
Il flûte tradizionale è perfetto per degustare gli champagne ottenuti con il metodo classico. La forma del bicchiere si restringe lievemente verso l’alto e l’imboccatura stretta permetterà di conservare l’aroma senza perdere neppure una nota. Altro discorso per gli champagne ottenuti con il metodo Martinotti-Charmat che si caratterizzano per la presenza di bollicine più grandi. In questo caso sarà meglio usare un mezzo flûte. È un bicchiere che si restringe in basso a cono. In questo modo l’anidride carbonica si svilupperà lentamente preservando gli aromi più a lungo. Per uno champagne maturo e dall’aroma intenso useremo invece un flûte largo. La coppa è più larga e tondeggiante ma si assottiglia man mano verso l’alto. Lo sviluppo dell’anidride carbonica sarà più veloce ma l’imboccatura stretta eviterà la dispersione degli aromi.
Una bella coppa di champagne? In alcuni casi, sì
Potremmo in alcuni casi anche usare classici calici da vino ma solo per champagne molto strutturati i cui aromi non si disperdono nonostante l’esposizione all’aria. E le bellissime coppe da champagne larghe e basse? In effetti non andrebbero usate perché provocherebbero una eccessiva dispersione degli aromi. Ma in alcuni casi i sommelier le consigliano, per degustare champagne dolci. Quelli che accompagnano i dessert, per intenderci. Si tratta di spumanti molto aromatici che serviti in un flûte risulterebbero troppo intensi. Nelle coppe i profumi si disperdono e la degustazione è perfetta.