Da tempo si dibatte in Italia sul problema di salari e stipendi al palo da troppo tempo, tali da non consentire di arrivare neppure alla fine del mese. Proprio per questo motivo, si discute spesso anche dell’opportunità, o meno, di introdurre un salario minimo, istituto presente in molti Paesi europei e negli USA. Un tema molto dibattuto oggi in Italia: pro e contro del salario minimo.
Il tema suscita spesso dibattiti accesi tra i sostenitori della sua introduzione e coloro che ne criticano l’utilità e l’efficacia. In questo articolo analizzeremo i principali pro e contro del salario minimo e proporremo una soluzione normativa, finalizzata, in primis, allo studio degli effetti macroeconomici, relativi all’introduzione della misura nel nostro ordinamento giuridico.
I pro
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Vediamo di seguito quali sarebbero, secondo i sostenitori della misura, i principali vantaggi di una misura di questo tipo.
In primis, quello di tutelare i lavoratori. Il salario minimo garantisce una remunerazione minima per il lavoro svolto, proteggendo i lavoratori da sfruttamento e condizioni di lavoro inique.
Conseguentemente ridurrebbe la povertà, in quanto può aiutare a ridurre le condizioni economiche eccessivamente negative di certi rapporti di lavoro. I cosiddetti lavori poveri, migliorando la qualità della vita dei lavoratori e delle loro famiglie.
Ma la sua introduzione avrebbe anche un effetto macroeconomico, quello di stimolare la domanda interna. Un salario minimo più alto può aumentare il potere d’acquisto dei lavoratori, stimolando la domanda interna e contribuendo alla crescita economica.
Infine, ridurre la disuguaglianza. L’introduzione di un salario minimo può ridurre la disuguaglianza economica e migliorare la distribuzione del reddito.
Un tema molto dibattuto oggi in Italia: i contro
Ma sono stati individuati anche elementi negativi, relativamente a tale misura. Vediamo di seguito i principali.
Una prima conseguenza negativa ricondurrebbe ad un effetto sui costi delle imprese. L’introduzione di un salario minimo può aumentare i costi delle imprese, in particolare per le PMI, che potrebbero avere difficoltà a sopportare tali costi.
E, conseguentemente, vi sarebbe anche un effetto negativo sulle assunzioni. Un salario minimo può limitare l’assunzione di nuovi lavoratori, in particolare i giovani e coloro che hanno meno esperienza.
Altro effetto negativo quello inerente alla contrattazione collettiva. Infatti un salario minimo tenderebbe a cosituire modello di riferimento anche nella contrattazione, e ciò singerebbe verso il basso i livelli cui far riferimento, oltre a determinare la tendenza a riferirsi sempre ad un salario orario, invece che su altra base.
Ulteriore effetto quello sulla competitività. Potrebbe ridurre la competitività delle imprese sul mercato internazionale, in particolare in settori ad alta intensità di lavoro.
Infine, un effetto sulla produttività, a fronte del rischio di incentivare la mancanza di motivazione e l’assenza di impegno sul lavoro.
Una possibile soluzione legislativa
Dopo aver analizzato i pro e i contro del salario minimo, proponiamo un articolato normativo, che potrebbe costituire la base di una legge, qualora si decidesse di introdurre il salario minimo. L’ipotesi è quella di introdurre la misura per un biennio, al fine di valutarne gli effetti applicativi sull’economia italiana.
Art. 1 – Definizione del salario minimo
- Viene istituito il salario minimo nazionale per i lavoratori dipendenti, che costituisce il minimo livello retributivo al quale ogni datore di lavoro è tenuto a far riferimento.
- Il salario minimo è stabilito in 9 euro lordi per ora di lavoro effettivamente prestata.
Art. 2 – Ambito di applicazione
- La presente legge si applica a tutti i lavoratori dipendenti, indipendentemente dal settore economico di appartenenza, dalla tipologia contrattuale e dal livello di anzianità.
- Sono escluse dall’ambito di applicazione le professioni intellettuali e le posizioni organizzative di vertice.
- La presente legge non si applica ai lavoratori domestici.
Art. 3 – Incremento del salario minimo
- Il salario minimo nazionale è soggetto ad un incremento annuale, commisurato all’aumento dell’indice dei prezzi al consumo, con un minimo di aumento del 2% annuo.
- L’aumento del salario minimo viene stabilito annualmente dal Governo sulla base dei dati ufficiali dell’Istituto nazionale di statistica.
Art. 4 – Controlli e sanzioni
- Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, attraverso le sue direzioni regionali, verifica il rispetto degli obblighi previsti dalla presente legge.
- In caso di mancato rispetto degli obblighi previsti dalla presente legge, il datore di lavoro è soggetto ad una sanzione amministrativa pecuniaria, ai sensi della legge 689/1981, commisurata alla gravità dell’infrazione.
- In caso di recidiva, la sanzione pecuniaria viene raddoppiata.
- Al fine dell’applicazione delle sanzioni, si osservano le disposizioni, di cui alla legge 689/1981.
Art. 5 – Disposizioni finali
- La presente legge entra in vigore il 1° gennaio 2024 e resta in vigore sino al 31 dicembre 2025.
- Sono abrogate tutte le disposizioni legislative e regolamentari contrastanti con la presente legge.
- La presente legge è sottoposta al monitoraggio del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, che ne valuta l’impatto sull’occupazione e sulla competitività delle imprese.