Un pensionato può lavorare? E come sarà tassato? Una persona che raggiunge l’età pensionabile non è obbligata ad andare in pensione. Allo stesso modo chi è in stato di quiescenza può scegliere di continuare a lavorare. A sostegno di questo presupposto il decreto legge 112/2008 determina la possibilità di cumulare pensioni di anzianità, anticipate o di vecchiaia con i redditi da lavoro.
Da gennaio 2009 il pensionato può tranquillamente decidere interrompere l’attività e percepire il reddito da lavoro unitamente alla pensione. Il trattamento previdenziale sarà percepito dall’interessato senza tagli.
Un pensionato può lavorare? E come sarà tassato?
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Affinchè il pensionato possa godere della cumulabilià della pensione con il reddito sono necessari determinati requisiti. La persona deve avere almeno 60 anni di età anagrafica se donna e 65 anni se uomo. E’ previsto un limite di contribuzione fissato in 40 anni oppure almeno 35 anni di contribuzione per una persona con 61 anni di età anagrafica.
Alla luce dei requisiti sopracitati, vi sono casi in cui lavorare e percepire la pensione non è consentito, pertanto : se il pensionato lavora smette di percepire la pensione. Rientrano in questa casistica i pensionati quota 100 e i precoci. Queste categorie non potranno iniziare a lavorare sino al compimento dei 67 anni di età o fino al raggiungimento fittizio dei requisiti contributivi previsti per la pensione anticipata ordinaria.
Due redditi, una tassa…
In presenza di due redditi, come ad esempio una pensione ed uno stipendio da lavoro dipendente, il processo di tassazione inizierà prima di tutto dal datore lavoro. Il lavoratore riceverà quindi due distinte retribuzioni, con le relative trattenute. Inseguito sarà cura del lavoratore pensionato compilare una dichiarazione dei redditi (Modello Unico o 730) in cui andrà a calcolare l’eventuale maggior tassazione dovuta a causa del cumulo dei due retti. Il nostro sistema tributario prevede infatti percentuali crescenti di imposte in base al reddito imponibile.
E’ quindi probabile che in sede di dichiarazione dei redditi il contribuente sia tenuto a versare un importo ulteriore rispetto a quanto trattenuto dal datore di lavoro in busta paga.
Per concludere, tutti i lavoratori sono tenuti al pagamento di un’unica imposta sul reddito, detta IRPEF. Nel caso in cui siano presenti più redditi, l’aliquota viene calcolata sulla somma di tutti i redditi del contribuente.