In questo nostro articolo abbiamo già esposto i quattro grandi fattori che stanno guidando i mercati. Dal loro diverso combinarsi dipendono i destini delle asset class finanziarie. In queste ore, tuttavia, una di queste variabili sta rubando pesantemente la scena: è il Covid.
Si sta facendo di tutto per evitare un ritorno ai mesi bui della primavera 2020. Al momento regna l’incertezza sul futuro prossimo e su quella che sarà l’evoluzione degli eventi.
Ma, in questo scenario, un nuovo lockdown quanto farebbe crollare il PIL, la Borsa e i BTP mettendo a repentaglio i risparmi? Procediamo.
Lo stato attuale delle cose
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Per l’anno in corso, le stime ufficiali parlano di un circa –9% del PIL, ma in molti temono che si potrebbe arrivare anche fino al –10,5%. Al netto del saldo finale che sapremo con certezza in futuro, per adesso preoccupa l’incedere dell’autunno.
La ripresa dei contagi era stata, già a suo tempo, preventivata dal Governo nella Nota di aggiornamento al DEF. Ma da ogni fonte si mira a rimarcare che un nuovo lockdown non è nell’ordine delle cose. Quanto, invece, una situazione simile a quella che stiamo vedendo nelle ultime ore. Vale a dire restrizioni mirate, fondamentalmente a luoghi e fasce orarie.
Le attività ne sarebbero escluse, quindi? In teoria sì, almeno per ora, ma è chiaro che le restrizioni, alla lunga, incidono sulla ricchezza prodotta.
In economia si dice che in tal modo ci si allontanerebbe dal PIL potenziale, ossia quello che può permettersi la macchina-Italia quando è a regime.
Tradotto, meno produzione, meno consumi, meno inflazione, ma anche più disoccupati, più insicurezza e più debito pubblico. Quindi, anche negli ultimi mesi del 2020 il PIL potrebbe andare in affanno.
Se continuasse nel 2021 di quanto crollerebbe il PIL?
Per adesso nulla esclude che le misure possano essere protratte anche per i primi mesi dell’anno. Cosa succerebbe in quello scenario? Semplice, il PIL sarebbe destinato a scendere, non certo a salire. O, comunque, a non salire come preventivato.
Una possibile discesa sarebbe molto più contenuta, nei numeri e nel tempo (appunto, i primi mesi dell’anno). La natura della pandemia è, poi, tale per cui ad essere colpita non sarebbe solo l’economia italiana, ma anche il mondo intero. Detta in termini economici, calo delle esportazioni e del made in Italy nel mondo.
Come si può facilmente capire, si tratterebbe di uno scenario avverso che farebbe da zavorra alla ripresa del 2021. Al momento, le stime ufficiali del Governo parlano di un +6% di PIL per tutto l’anno a venire.
Ma se la pandemia dovesse prendere una brutta piega da qui fino alla vaccinazione della popolazione, i numeri sarebbero altri. Si parla in tal caso di uno scarso 2% di ripresa del PIL per l’anno prossimo. Con tutta una caterva di implicazioni negative a rimorchio.
I numeri di Confindustria
Anche i recenti numeri di Confindustria sono meno rosei di quelli ufficiali del Governo. Prevedono, infatti, per il 2020 un –10% di PIL, e una risalita del solo 4,8% per l’anno venturo.
Per il Centro Studi degli industriali, il PIL dovrebbe assestarsi su una crescita media pari almeno all’1,5% annuo. Ovviamente da conseguire non per un solo anno, ma per molti anni a venire. A tal fine, gli industriali battono sul tasto della necessità di una crescita media della produttività del lavoro. Almeno un 1% annuo, secondo i loro calcoli.
Il piccolo risparmiatore
In tutta questa foresta di numeri, scenari e previsioni, il piccolo risparmiatore si chiede come gestire i soldi investiti. Eventualmente, un nuovo lockdown quanto farebbe crollare il PIL, la Borsa e i BTP e, quindi, come regolarsi?
La parola d’ordine non può che essere prudenza. Guai ad anticipare i mercati, o a muovere i risparmi, sulla base del sentito dire o sperando di fare gli indovini.
Il mercato obbligazionario sarà governato dalle decisioni della BCE, dalla dinamica del debito italiano, dallo spread.
Se le cose si dovessero mettere male, a pagarne le spese sarebbero i corsi di mercato, destinati a scendere. Se questo non comporta problemi per i cassettisti, per tutti gli altri invece occorre attenzione massima.
Infine, le Borse: le azioni che compongono quei listini rispecchiano, appunto, le dinamiche del PIL. Tuttavia, le Borse hanno, spesso, la tendenza di anticipare i tempi e di muoversi anche sulla base delle aspettative. In questo caso, valutare i fondamentali dell’azienda sottostante, anziché le “scommesse” di breve respiro.
Per tutti, infine, vale la regola aurea della diversificazione.