Un nuovo farmaco rallenta il declino del cervello che inizia a dimenticare nomi e parole

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Quando la giovinezza è ormai alle spalle e gli anni corrono incontro alla terza età anche le nostre risorse mentali si avvicinano al traguardo. Si arriva alla meta in condizioni diverse, ma si può intervenire per ritardare gli effetti dell’invecchiamento neuronale. Di sicuro occorre impegno e costanza, ma si ottengono ottimi risultati con queste “3 strategie per rinforzare mente e memoria con esercizi semplici e divertenti”. Quel che più si teme è di scivolare lentamente in una condizione di demenza a cui solitamente si accompagna la graduale perdita di memoria.

Le cellule nervose presenti nel nostro cervello che definiamo neuroni potrebbero riportare danni irreparabili se il morbo di Alzheimer colpisce un soggetto. Tale malattia neurodegenerativa intacca sensibilmente fino a distruggere completamente la capacità di conservare memoria e spesso provoca cambiamenti di personalità. Contro la progressione di questo morbo, un nuovo farmaco rallenta il declino del cervello che inizia a dimenticare nomi e parole. Prima ancora di approdare alle forme più gravi di demenza, l’Alzheimer ai suoi esordi può presentarsi fra i 40 e i 50 anni, come anche fra i 50 e i 60.

Un nuovo farmaco rallenta il declino del cervello che inizia a dimenticare nomi e parole

Col passare degli anni capita di non riuscire a ricordare il nome di un conoscente e non vengono subito in mente alcune parole. Si può tentare di frenare la corsa del tempo impegnandosi con semplici esercizi quotidiani e con un’alimentazione corretta. Ad esempio “Prima ancora dei 60 anni serve questo per non perdere la memoria e l’udito”. Così come per intervenire agli esordi dell’Alzheimer si può ricorrere ad una nuova terapia che elimina gli eccessi di proteina beta-amiloide.

Quest’ultima è difatti responsabile della distruzione dei neuroni per cui è contro essa che occorre armarsi. Il nuovo farmaco è un anticorpo monoclonale ideale per pazienti che presentano forme incipienti di demenza e quindi con un lieve declino cognitivo. Tale anticorpo monoclonale non si somministra ai soggetti che presentano già i sintomi più gravi del morbo di Alzheimer. Tuttavia lascia ben sperare in una più lenta progressione della demenza poiché durante la sperimentazione si è registrata una riduzione dele placche amiloidi.

Approfondimento

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