Gli effetti del lockdown stanno per finire con la Fase 2. Il 4 maggio rappresenta un lunedì di ripresa per 4,4 milioni di italiani che ritorneranno alla propria attività lavorativa con le dovute norme di sicurezza per la propria salute. Più “fortunati” altri 2,7 milioni di lavoratori che resteranno ancora a casa, in attesa di conoscere le aperture delle proprie attività. A tracciare una mappa la Fondazione studi consulenti del lavoro, che ha analizzato i microdati delle forze lavoro dell’Istat.
I numeri della ripresa
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Gli effetti della ripresa a lavoro sorprendono. Ritorneranno a lavoro più over 50 che i giovani e soprattutto gli italiani del Nord, le zone più colpite dalla pandemia del coronavirus. Si ritornerà in fabbrica a pieno regime mentre nel settore manifatturiero il 60% dei lavoratori il 15,1% nelle costruzioni; il 12,7% nel commercio e l’11,4% in altre attività di servizio. Andranno a lavorare più uomini che donne e coloro che hanno un posto fisso rispetto agli autonomi.
Gli over 50 a lavoro
Si è sempre detto che la pandemia del coronavirus è pericolosa per le fasce alte d’età. Tra i paradossi della Fase 2 c’è che a ritornare prima a lavoro saranno coloro che rischiano di più per la propria salute.
Poca coerenza rispetto alla diffusione della pandemia
Analizzando nello specifico di chi andrà a lavorare dal 4 maggio emerge che le aperture sono maggiormente nell’area dove il virus si è maggiormente diffuso. Al Nord andranno 2,8 milioni di lavoratori, mentre a Centro e al Sud 800mila a testa. C’è da dire che riapertura non significa in senso stretto andare sul posto di lavoro fisico. La riapertura per gran parte è rappresentata dall’opportunità di fare il lavoro agile. Un terzo circa della platea di coloro che andranno a lavoro dal 4 maggio lo faranno in smart working. A conti fatti sarà un lunedì di ripresa per 4,4 milioni di italiani chi in un modo chi in un altro. L’importante è ripartire.