Fare un discorso in pubblico non è mai stato facile. Anche nella ricorrenza più banale o, semplicemente, per un ringraziamento, il rischio è quello di proferire una serie di frasi ingarbugliate. Con la conseguenza di annoiare la platea che, probabilmente, finirà per distrarsi e non ascoltare chi parla.
Al punto che uno potrebbe anche rinunciarvi. Ci si nasconde dietro la scusa della timidezza o modestia, lasciando ad altri la parola. Eppure, avere la capacità di intrattenere la platea è davvero importante e restituisce un’immagine di noi più accattivante. Un discorso in pubblico si può preparare bene seguendo questi 5 semplici consigli della nonna. Che possono essere adattati per varie situazioni. Togliendoci dall’imbarazzo di parlare in pubblico e accantonando da noi lo spettro della rinuncia. Magari, prendendo spunto da discorsi pronunciati da persone che potrebbero ispirarci.
Quel film sembra fatto apposta per aiutarci a superare l’ostacolo
Indice dei contenuti
A febbraio, sta per uscire al cinema una commedia francese che prende proprio spunto dall’argomento di questo articolo. Si intitola “Il discorso perfetto”, diretto da Laurent Tirard e ha come protagonista Adrien. Ad una noiosa cena di famiglia gli viene chiesto di fare un discorso per il matrimonio della sorella. Adrien va in paranoia e vorrebbe rinunciare. Inizia a immaginarsi vari tipi di discorsi da pronunciare durante il giorno del fatidico sì. Ognuno, con esiti completamente diversi a seconda della strategia utilizzata.
Un discorso in pubblico si può preparare bene seguendo questi 5 semplici consigli
Adattarsi alla platea. È fondamentale aver ben presente a chi dovremo parlare. Fare discorsi a bambini delle elementari è ben diverso dal parlare a persone mature. Un po’ come il sacerdote che adatta la sua omelia in funzione dei fedeli presenti a messa, a seconda che ci siano tanti ragazzi o solo adulti. Funziona come nei giornali: il giornalista non deve scrivere per sé, ma per chi lo leggerà.
Avere un obiettivo ben preciso. Cosa vogliamo trasmettere alla platea? Evitiamo di perderci in tante chiacchiere, ma convergiamo al concetto chiave. Strutturiamo il tutto per arrivare, in modo chiaro, al nodo focale. Un inizio, un centro e una conclusione. Per questo, improvvisare è qualità che hanno in pochi. Meglio scriverselo a casa e vedere se funziona, facendo delle prove.
Usare un tono colloquiale. Bisogna cercare di invogliare gli altri ad ascoltarci. Salire in cattedra, usando parole astruse non è un bel biglietto da visita. Meglio parlare di cose comuni a tutti, facilmente individuabili, magari con qualche aneddoto divertente, come fa il protagonista del film. Sempre, però, facendoci vedere padroni della materia e non improvvisatori.
Altri consigli utili
Meglio usare frasi brevi. Funziona come nella pubblicità. Slogan brevi e di impatto. Aprire, come si usa dire, troppe parentesi, mentre si parla, annoierà la platea che si distrarrà. E il pubblico, una volta perso, potrebbe essere difficile recuperarlo. Non deve essere un telegramma, ma cerchiamo di essere concisi, non solo nella durata generale, ma anche nelle singole frasi.
Facciamo crescere il desiderio di ascoltarci. Inondare gli altri di informazioni, spegnerà la voglia di tornare ad ascoltarci. Invece, non sveliamo subito tutte le nostre carte. Quando finiamo, la gente dovrebbe rimanere dispiaciuta. Ecco, quello sarà il segnale che il nostro discorso è stato, come nel film, perfetto.