L’intestino è la parte finale dell’apparato digerente. È l’organo che completa la digestione iniziata nella bocca e continuata nello stomaco. Per farlo utilizza succhi enterici e una mucosa in grado di ampliarsi.
Quando si viene a creare un’infiammazione che può riguardare tutta la parete intestinale e che diventa cronica, si parla di malattia di Crohn, le cui cause non sono del tutto conosciute. Predisposizione genetica, reazioni immunologiche o fattori ambientali potrebbero incidere. I sintomi sarebbero dolori addominali, diarrea cronica e perdita di peso.
Cosa mangiare a colazione quando l’intestino è infiammato
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Se vogliamo avere una dieta equilibrata quando soffriamo di infiammazioni all’intestino dovremmo stare attenti alla colazione. Sarebbe il pasto più importante della giornata e integrarla con cibi da cui l’organismo trae beneficio sarebbe sempre consigliato da medici e nutrizionisti.
Lo yogurt sarebbe un alimento basilare perché contiene batteri sani. Si chiamano probiotici e manterrebbero in salute l’apparto gastro-intestinale. Anche l’avena sarebbe un probiotico di cui non dovremmo fare a meno, grazie al beta-glucano, una fibra che alimenta al meglio l’intestino. Cominciare la giornata con un frullato o un centrifugato di frutta o verdura potrebbe aiutare a tenere sotto controllo i disturbi, purché siano privi di zucchero. I semi di lino, i kiwi e le mele, inoltre, aiuterebbero a combattere le infiammazioni grazie a omega 3, vitamina C e pectina.
Ultime scoperte sul morbo di Crohn e una vitamina a cui prestare attenzione
La ricerca italiana è sempre all’avanguardia quando si tratta di studiare le malattie più invalidanti e di trovare una cura. Negli ultimi tempi un nuovo biomarcatore plasmatico sarebbe stato scoperto dall’università di Pisa. Si chiamerebbe oncostatina M e permetterebbe di stabilire un trattamento personalizzato con il solo esame del sangue.
La cura farmacologica dovrebbe essere più efficace e portare a una remissione della malattia e alla guarigione della mucosa intestinale. L’utilizzo dei biomarcatori sta diventando una strategia fondamentale per l’individuazione di cure di precisione non solo per le malattie dell’apparato gastro-intestinale. Oltre ad avere diagnosi precoci, la possibilità di curare ogni singolo paziente in maniera diversificata, a seconda della patologia e dello stato di salute, potrebbe aprire nuovi orizzonti. E questo sembrerebbe il percorso scelto dalla ricerca italiana.
Un menu appositamente studiato che evita perdita o aumento di peso
Le ultime scoperte sul morbo di Crohn ci danno speranza e ci dovrebbero convincere che adottare una dieta equilibrata potrebbe tutelare il nostro organismo da numerose malattie. Prevenire recidive e rinforzare il fisico sarebbero gli obiettivi da raggiungere, con la dieta giusta potremmo allontanare il pericolo di perdere o di acquistare peso a causa dell’infiammazione.
Nella fase acuta della malattia, una dieta povera di fibre potrebbe essere consigliata dai medici. Questo comporterebbe la sostituzione della verdura e dei legumi con banane e patate. Meno delicata la fase di remissione, ma più confusa dal punto di vista nutrizionale. La paleo-dieta formata da cibi non raffinati non ha trovato conferme specifiche. Mentre l’assunzione di vitamina D rimarrebbe il punto cruciale, una scarsità di questo elemento importante porterebbe a infiammazioni maggiori e con forme altamente invalidanti.
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