Tutti pazzi per Satispay. E i colossi dell’hi-tech pronti in coda per entrarci

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Palazzo Chigi non ha ancora avuto il tempo di organizzare la vaccinazione di massa nelle stazioni, negli stadi, forum e palazzetti dello sport, come si sta facendo, per esempio, in Francia, in queste ore, nella popolosa città di Nizza. E neanche quello di contattare il Papa perché apra le Chiese. Dove la gente potrebbe aspettare il proprio turno di vaccinazione seduta e distanziata, come sta accadendo in UK.

Ma il Governo Draghi ha avuto il tempo, il 22 febbraio scorso, a una settimana dal suo insediamento, di dare il via libera, come riferisce Reuters, all’arrivo dei colossi dell’hi-tech in una società italiana relativamente piccola e non quotata, Satispay. Si tratta di Square, guidata da Jack Dorsey, cofondatore e Ceo di Twitter. E del colosso cinese dei pagamenti digitali e del gaming on LINETencent.

Come lievita un capitale

Capiamo oggi con l’aiuto degli Esperti di Tecnologia di ProiezionidiBorsa la grande urgenza di autorizzare questa partecipazione da poche decine di milioni di euro. Anche se, beninteso, il Consiglio dei Ministri ha autorizzato l’investimento con precise condizioni a proposito del corretto trattamento dei dati personali.

Satispay, fondata da Alberto Dalmasso, Dario Brignone e Samuele Pinta nel 2013, fino a poco tempo fa era come il pastorello della Bibbia di fronte al Golia dei sistemi di incasso e pagamento Nexi. Qualcuno ha deciso che andava aiutata, che le andava preparata una fionda micidiale. Qualcuno ha chiamato i rinforzi: eccoli, gli eserciti del fintech mondiale.

È nata una stella

Tutti pazzi per Satispay. E i colossi dell’hi-tech pronti in coda per entrarci. Per favorire la crescita di più attori in Italia tra gli operatori su sistemi di incasso e di pagamenti, bisogna accelerare la crescita di un player nuovo di fianco ai vecchi. Che fanno parte di un gotha chiusissimo e si contano sulla punta delle dita.

quindi evviva la liberalizzazione e la concorrenza, visto che andiamo speditamente verso una maggiore limitazione del contante. Ma in questo lavoro si smistano dati estremamente sensibili. Dati sulle transazioni, sui pagamenti, sui comportamenti di acquisto di chiunque. Bisogna stare dunque molto attenti a proteggerli. Perché, oggi come oggi, gli hacker non sono squatter singoli che operano in un lurido sottoscala. Sono team composti da decine di persone. Che vanno a caccia di dati. Milioni di dati alla volta, che si vendono al miglior offerente nel dark web e a suon di Bitcoin.

Tutti pazzi per Satispay. E i colossi dell’hi-tech pronti in coda per entrarci

Ecco dunque che Satispay, questa società, che si quoterà nel 2022, ha aperto i battenti a nuovi investitori di minoranza con una quota inferiore al 10%.

Ma che investitori: sono dei supercolossi mondiali. L’aumento di capitale ha previsto una sottoscrizione pari a 68 milioni di euro, il riacquisto di una quota di minoranza da altri azionisti per 25 milioni di euro. Per farla breve, a fine aumento di capitale, con affari conclusi per 93 e poi 110 milioni di investimenti, la valutazione è schizzata a 248 milioni di euro. Con tutti questi soldi, la garanzia di protezione dati dovrebbe essere cosa fatta.

Come geni dentro una lampada

I nuovi azionisti sono talmente più grandi di questa realtà che ci si domanda se non si sentano stretti come super geni, tutti infilati dentro un’unica lampada di Aladdin. Ha sicuramente bisogno di spazio Tencent, il colosso del gioco d’azzardo proprietario di WeChat, che possiede fra l’altro il 10% di Universal Music, la big che ha in catalogo pop star mondiali dai Rolling Stones a Lady Gaga.  E vanta una capitalizzazione pari a 700 miliardi di dollari.

Sfuggita per un soffio alla black list delle società cinesi indesiderate stilata da Donald Trump quando era Presidente degli USA, sta cercando di investire rapidamente in Europa. Dove nei mesi di lockdown il gioco d’azzardo online cresce a passi da gigante e contagia soprattutto donne e adolescenti.

Ha bisogno di spazio anche Square, guidata da Jack Dorsey, cofondatore e Ceo di Twitter, la cui presenza in Satispay era certo inaspettata. Ma non è finita qui. Sono stati subito pronti a mettere sul piatto non meno di 20 milioni di euro, pur di entrare nella start up italiana dei pagamenti, anche LGT Lightstone, la divisione equity di LGT Capital partners, un gigante del private banking. E TIM  Ventures, controllata del venture capital di Telecom Italia.

Una storia avvincente come una fiction

Tutti pazzi per Satispay, insomma. È una storia di crescita così avvincente che non si può fare a meno di seguirla, come una fiction. Aspettiamo ora di vederla espandere i suoi servizi in tutti i Paesi europei, dopo Lussemburgo e Germania.

Finora la usano oltre 1,3 milioni di utenti e oltre 130mila esercenti. Peccato che, senza la trasparenza di una società quotata, ci stiamo perdendo le scene più divertenti.

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