Andare in pensione nel 2023 passa inevitabilmente da alcune novità che il Governo introdurrà con la Legge di Bilancio. E già nella bozza della manovra, prima che il testo diventi definitivo con tanto di passaggio a Palazzo madama e Montecitorio, alcune conferme possono essere date già per scontate.
Quota 103 con l’uscita a partire dalla combinazione 62+41, ad esempio, è ormai definita. Ma lo sono anche le due estensioni al 2023 di APE sociale e opzione donna. Due misure che sembravano in procinto di scomparire, perché in scadenza ala fine del corrente anno e che invece saranno ancora disponibili per i lavoratori. Ma soprattutto opzione donna uscirà profondamente modificata dalla manovra. Almeno stando alle ultime indiscrezioni e al testo provvisorio della manovra.
Tutti i vincoli della pensione a 58 anni e perché diventa meno facile sfruttare opzione donna
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Il collegamento di opzione donna ai figli avuti è la cosa che più di tutti ha fatto discutere. Infatti, anche nel 2023 opzione donna partirà dai 58 anni di età come soglia minima da completare per determinate lavoratrici. Ma cambia tutto al riguardo.
Tra tutti i vincoli della pensione a 58 anni quello dei figli è senza dubbio il principale. Fino a quest’anno, potevano lasciare il lavoro a 58 anni solo le lavoratrici dipendenti. Quelle autonome, infatti, potevano farlo a partire dai 59 anni. Naturalmente, sempre completando pure la carriera contributiva minima pari a 35 anni e sempre entro il 31 dicembre dell’anno precedente quello di presentazione della domanda. Per chi ha scelto opzione donna nel 2022, dunque, erano requisiti da completare entro il 31 dicembre 2021.
Adesso invece finisce la distinzione tra lavoratrici autonome e lavoratrici dipendenti. Si passa ai figli avuti. A 58 anni con due o più figli, a 59 anni con un solo figlio e a 60 anni senza maternità. Sono queste le nuove regole che differenziano la platea di beneficiarie della misura.
Altre limitazioni in arrivo per le donne
Ma come se non bastasse, nell’ultima bozza escono fuori altre limitazioni su opzione donna. Parliamo di limitazioni vere e proprie di platea. Un meccanismo sicuramente clonato dall’APE sociale, perché si parla di caregivers, invalidi e disoccupati.
Pare infatti che opzione donna nel 2023 potrebbe essere riservata a determinate categorie e non a tutte le lavoratrici che entro la data prestabilita completano i requisiti di cui accennavamo nel paragrafo precedente. Quindi, disoccupate, oppure chi lavora in aziende che hanno avviato le procedure di crisi aziendale. O ancora, invalide con il 74% almeno di disabilità certificata. E infine, lavoratrici che hanno a che fare da non meno di 6 mesi con l’assistenza di parenti stretti disabili gravi e conviventi.