L’APE sociale è stata prorogata, senza alcuna modifica, dalla Legge di Bilancio 2023. Potranno fruirne, quindi, tutti coloro che sono nati entro il 31 dicembre del 1960. A patto di essere in possesso del requisito contributivo e di appartenere ad uno dei profili di tutela. Ma prima di scegliere questo tipo di pensionamento forse è il caso di informarsi molto bene perché prevede moltissimi limiti. E anche penalizzazioni nascoste che vi sveleremo nei prossimi paragrafi.
L’APE sociale è sicuramente una pensione che fa gola a molti. Richiede, infatti, solo 63 anni di età e un requisito contributivo variabile che nel complesso non è troppo alto. Per invalidi, caregiver e disoccupati sono richiesti, infatti, 30 anni di contributi. Per i lavoratori edili e i ceramisti 32 anni e per i lavoratori gravosi 36. Non impossibile da soddisfare, quindi, e che potrebbe aprire le porte a molti beneficiari. Ma non sempre si conoscono tutti i limiti dell’APE sociale che in alcuni casi possono rappresentare una vera e propria penalizzazione.
Le cose da sapere prima di presentare domanda
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A differenza di altre tipologie di pensione, l’APE sociale non è compatibile con l’indennizzo ai commercianti. Ma neanche con altre forme di trattamenti di sostegno al reddito. Di fatto, quindi, chi percepisce questa pensione, anche se di importo basso, non può chiedere neanche il reddito di cittadinanza.
Come altre misure, poi, anche l’APE sociale presenta una sorta di incumulabilità parziale con i redditi da lavoro. Non pesante come quella della Quota 100, 102 e 103, certo. Ma comunque impone limiti abbastanza restrittivi. Che sono quelli che fanno mantenere lo stato di disoccupazione. Se si percepisce questa pensione, quindi, non si potrà avere un reddito da lavoro dipendente superiore agli 8.000 euro annui. E un reddito da lavoro autonomo superiore a 4.800 euro.
Le altre limitazioni che gravano sulla misura
Per chi ha questo tipo di pensione non è possibile richiedere gli ANF per familiari a carico (il coniuge ad esempio). E non c’è neanche diritto all’integrazione al trattamento minimo per tutta la durata dell’anticipo rispetto ai 67 anni. Anche se la pensione è calcolata con sistema misto.
Un’altra cosa fondamentale da sapere, poi, è che l’APE sociale è un trattamento non reversibile ai superstiti. Se il titolare dovesse venire a mancare, al coniuge superstite e agli altri eredi non spetterebbe la pensione di reversibilità. Ma dovrebbero chiedere la pensione indiretta.
Tutti i limiti dell’APE sociale che spesso non si conoscono
L’indennità ricevuta è assoggettata all’IRPEF come qualsiasi altro reddito da pensione. Ma a differenza di qualsiasi altra pensione quella con l’APE sociale non può essere rivalutata annualmente in base all’andamento del costo della vita. E non prevede l’erogazione di tredicesima.
Può spettare il taglio del cuneo fiscale, se si rientra nei limiti di reddito, ma c’è un’ulteriore trappola nascosta per i dipendenti pubblici. Il TFS o TFR spettante è liquidato solo al raggiungimento dei 67 anni di età. Per questo prima di scegliere questa pensione è bene rifletterci molto bene.