Novità dal Governo sul tema pensioni ce ne sono tante. E tante sono le possibilità di pensionamento per gli italiani. Almeno sulla carta. Perché a conti fatti le nuove misure, le proroghe delle vecchie, alcune variazioni e pensioni pilastro del sistema, penalizzano molti lavoratori, che non potranno andare in pensione nemmeno volendo. E alcuni finiranno dentro quello scalone che a conti fatti il legislatore ha limitato, ma non debellato.
Tra tutti gli esclusi dalle pensioni con vecchie e nuove misure, alcune sorprese non mancano. E la manovra finanziaria tra Bonus e agevolazioni per le pensioni non ha risolto tutti i nodi.
Tutti gli esclusi dalle pensioni 2023
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Passando dalla pensione a 61 anni e con 35 anni di contributi di quella fantomatica pensione flessibile di cui si è parlato per settimane alla nuova quota 103, è come passare dal cielo alla terra.
La nuova quota 103 esclude migliaia di lavoratori dalla pensione anticipata post quota 100/102. E ne spinge tanti altri dentro quello scalone che inizialmente, o almeno sulla carta, il legislatore voleva evitare.
Esclusi da quota 103 saranno i lavoratori che non hanno ancora maturato 41 anni di contributi versati. Anche tornando indietro a 62 anni come età minima di uscita, non potranno accedere alla misura i lavoratori che per poco non avevano completato i 38 anni di contributi versati utili alla quota 102 del 2022. E chi nel 2021 aveva 62 anni di età ma 37 di contributi, si troverà nel 2023 con 64 anni di età e 39 di contributi. Ma fossero anche 40, nulla cambierebbe. Il lavoratore era escluso da quota 100, poi lo è stato da quota 102 e adesso anche da quota 103.
Chi sono i più penalizzati anche dalla nuova quota 103
I nati nel 1960 o nel 1961 sono i soggetti che più di altri sono gravemente colpiti da questi continui cambiamenti. Troppo giovani o con poca carriera nel 2021 per la quota 100. Poi, con carriera giusta per la quota 102 nel 2022, ma senza l’età prevista che nel frattempo è stata issata di due anni e quindi a 64 anni. E adesso nel 2023 con la quota 103, l’età che torna giusta ma la contribuzione che non basta più perché si arriva a 41 anni. Tradotto in termini pratici, questo nato nel 1961 o nel 1960, rispetto a un collega coetaneo che invece già il 31 dicembre 2021 aveva completato la quota 100, dovrà restare al lavoro almeno fino al 2027. Dentro quindi quello scalone tanto discusso.