Uno degli elementi che solitamente si elimina dalla dieta quando si cerca di dimagrire è il sale. Eppure la popolazione ne utilizza almeno il doppio durante la giornata rispetto al fabbisogno quotidiano.
Il sale marino è ricco di iodio e chi soffre di pressione alta o ha problemi di osteoporosi dovrebbe limitarne il consumo.
Probabilmente l’errore più grande è quello di aggiungere il sale al cibo per renderlo saporito senza sapere che negli ingredienti al naturale è già presente. Esistono in materia due scuole di pensiero.
Benefici o disturbi?
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La prima scuola di pensiero è convinta che tutti eliminano il sale per dimagrire anche se non è necessario. Il consiglio di eliminare i condimenti quando si segue un regime alimentare controllato verrebbe esteso erroneamente anche a quelli che avrebbero minimi apporti calorici.
La seconda si basa sui benefici che una dieta iposodica ha sulla prevenzione delle malattie cardiocircolatorie.
Come spesso accade la verità potrebbe stare nel mezzo. Il sale oltre a dare sapidità al cibo è importante per il sistema linfatico e per la salute delle cellule.
Per trarre benefici dall’assunzione di sodio ma attenuarne i problemi, il consumo giornaliero non dovrebbe superare i 4 o 5 grammi.
Questo calcolo tiene contro della salinità dei cibi che mangiamo e del sale che aggiungiamo di solito per condirli.
Il fatto che sia presente in moltissimi alimenti della grande distribuzione compresi quelli ritenuti più salutari complica le cose. Tenere sotto controllo la pressione arteriosa facilita il lavoro del cuore, dei vasi sanguigni e dei reni. Anche la ritenzione idrica è minore ma senza sodio sia il metabolismo che una ghiandola importante come la tiroide non ricevono l’aiuto che serve. Il sale non dovrebbe mai essere eliminato totalmente dalla dieta.
Tutti eliminano il sale per dimagrire o abbassare la pressione ma pochi sanno quanto faccia bene a questa ghiandola fondamentale per l’organismo
Lo iodio è un componente fondamentale per gli ormoni tiroidei. È presente negli alimenti in una quantità ridotta, nella frutta e nella verdura per esempio la quantità dipende dal tipo di nutrizione che ha ricevuto il terreno coltivato.
La quantità di iodio che serve alla ghiandola tiroidea arriva quasi esclusivamente dall’esterno. Quando l’apporto è ridotto e questa situazione si protrae nel tempo la ghiandola si infiamma.
I problemi alla tiroide danno vita a numerosi disturbi come ansia, palpitazioni, affaticamento, perdita di peso e dolori al collo.
La carenza di iodio nei regimi alimentari degli italiani è più diffusa di quanto possiamo immaginare.
L’organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato la carenza di iodio come un grave problema di salute pubblica.