Tanti anni passati nell’ombra, poi, come successo a tanti altri illustri colleghi, l’accostamento a un nome famoso e le luci della ribalta che, improvvisamente, si accendono. Per i giustizialisti, una sorta di eroe, per migliaia di juventini un acerrimo nemico senza cuore. Giuseppe Chiné, classe 1968, di Bovalino, provincia di Reggio Calabria, è l’uomo più amato d’Italia per metà del Paese e il più odiato per l’altra metà. Una carriera ricca di onorificenze, ma con qualche ombra. Scopriamole insieme.
Quando si parla di Juventus, il nostro Paese si divide in due. Una metà la ama alla follia, quasi incondizionatamente, l’altra la odia, molto più che incondizionatamente. Ieri il club bianconero si è visto assegnare da Chiné ben 10 punti di penalizzazione. Il complesso processo plusvalenze che riguarda la società più titolata d’Italia fa discutere ormai da mesi e c’è da scommettere che la tappa di ieri non sia definitiva. La Juventus darà battaglia, perché non accetta di aver subito una condanna così pesante. Solo 5 punti in meno rispetto a quella definita spropositata dagli organi del Coni qualche settimana fa.
Chi è il magistrato Giuseppe Chiné
Indice dei contenuti
Calabrese di nascita, romano d’adozione da ormai diversi anni. 55 anni, molti dei quali trascorsi nelle aule dei tribunali del nostro Paese, a cominciare dalla prima esperienza, nel 1996, a Latina, come sostituto procuratore. Nel 2004, il primo contatto con il mondo del calcio, come componente della Procura della Federazione Italiana Giuoco Calcio (Figc). Un curriculum di tutto rispetto, corredato da numerose pubblicazioni in ambito giuridico, una cattedra universitaria e il titolo di Commendatore Ordine al Merito della Repubblica Italiana.
Tanti anche gli incarichi all’interno della politica. Chiné ha fatto parte dei Governi Berlusconi, Letta e Monti come Capo dell’ufficio legislativo del Ministero dell’Economia. Poi, è stato anche Capo di gabinetto per il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca sotto il ministro Bussetti, durante il Governo Conte. Non si è fatto mancare neppure un incarico nel Governo Draghi, come Capo di gabinetto del ministro dell’Economia Franco, suscitando non poche perplessità.
Tutte le ombre dietro al procuratore Giuseppe Chiné, un uomo per tutte le stagioni della politica
Chiné, infatti, per ricoprire quel ruolo, avrebbe dimenticato, diciamo così, di dire, nella dichiarazione di cause di incompatibilità con l’importante ruolo che, nel contempo, era diventato anche il procuratore capo della Figc, dal dicembre del 2019. Insomma, non proprio un passatempo. Incarico, peraltro, che avrebbe dovuto essere ad interim, dopo le dimissioni del suo predecessore Pecoraro. Ma, si sa, con il calcio, in questo Paese, si può ottenere quella “gloria personale” che tanti anni all’interno delle istituzioni difficilmente danno, anche alle tante figure professionali meritevoli che vi operano.
Dopo le interrogazioni parlamentari che hanno rivelato la dimenticanza, Chiné, a seguito del rinnovo dell’incarico in Figc, nel 2021, ha provveduto a sanare la questione. Due diverse certificazioni nello spazio di pochi mesi. Un dettaglio non proprio marginale, visto la contraddizione in essere tra le due. Non solo, un conflitto di interessi piuttosto evidente, visti i soldi che dal Ministero dell’Economia viaggiano ogni anno da e verso il mondo del calcio.
La vicenda Trentalange
Per non parlare poi della vicenda Trentalange, l’ex Presidente dell’Associazione Italiana Arbitri, prima deferito, poi condannato a tre mesi di inibizione, cancellata poi in appello. Un brutto colpo per l’immagine di Chiné, visto che il nome di Trentalange era emerso nel corso dell’indagine riguardante l’allora procuratore generale dell’Aia, D’Onofrio, arrestato per traffico di droga.
Fino all’ultima vicenda legata alla Juventus, ricca di contraddizioni, che ha portato Chiné agli onori delle cronache degli ultimi sei mesi. Nei quali il club bianconero ha sempre giocato sub judice, in un campionato che definire regolare è quantomeno bizzarro. Insomma, ecco tutte le ombre dietro al procuratore Giuseppe Chiné, il magistrato che ha condannato i ragazzi di Allegri a rimanere fuori dalla prossima Champions League.