Nel sistema pensionistico italiano quando si parla di pensione di vecchiaia si fa riferimento sempre e soltanto alla versione ordinaria della misura. Ma di pensioni di vecchiaia il sistema ne è pieno, tra deroghe e vincoli che possono determinare l’accesso alla pensione di qualcuno, e possono posticipare l’accesso alla stessa pensione per altri. Molto cambia in base alla carriera di un lavoratore, a quando essa è iniziata, al numero di anni di contribuzione ed al periodo in cui questa carriera è stata svolta, ma non solo. In determinate circostanze infatti conta pure l’importo della pensione che si va a percepire.
Tre vie per la pensione di vecchiaia, anche ordinaria nel 2023
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Pure nel 2023 la pensione di vecchiaia si completerà con 67 anni di età e 20 anni di contributi previdenziali versati. Ma solo se la carriera del lavoratore è iniziata prima del 1996. Infatti per chi ha iniziato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995, 67 anni di età e 20 anni di contributi previdenziali versati non bastano e non basteranno nemmeno nel 2023. Vigono le regole del sistema contributivo, che prevedono la maturazione del diritto alla pensione a condizione che la stessa pensione sia liquidata con un importo pari ad almeno 1,5 volte l’assegno sociale vigente nell’anno del pensionamento.
Per il 2022 l’assegno sociale è pari a 468,28 euro al mese e pertanto, la pensione che il lavoratore deve guadagnarsi per poter accedere alla quiescenza a 67 anni di età deve essere pari a 702,42 euro al mese o più alta. Difficoltà quindi anche a raggiungere la pensione di vecchiaia e non solo le pensioni anticipate previste dal nostro ordinamento.
La pensione a 71 anni unica alternativa per chi non ha tutti i requisiti a posto
Tra le tre vie per la pensione di vecchiaia, senza dubbio quella dei contributivi che hanno avuto stipendi troppo bassi in carriera per poter raggiungere una pensione pari ad almeno 702,42 euro al mese è la peggiore. Infatti se non si raggiunge questa cifra per quanto riguarda l’assegno, la pensione slitta di diversi anni. Potranno beneficiare della pensione di vecchiaia solo al raggiungimento della ragguardevole soglia dei 71 anni di età. Raggiunta questa veneranda età infatti, viene meno il vincolo dell’importo della pensione. E a dire il vero viene meno anche il vincolo dei 20 anni di contributi dal momento che ne bastano 5.
Con 5 anni di contributi versati
Può sembrare di no, perché le chiamano pensioni in deroga, ma anche quelle previste dalla Legge Amato sono pensioni di vecchiaia. Infatti si centrano con 67 anni di età ma senza i 20 anni di contributi versati. E la deroga sta proprio in questo. Per poter accedere alla pensione a 67 anni di età serve il versamento di tutti i contributi alla data del 31 dicembre 1992.
In alternativa, a tale requisito, accedono alla pensione con solo 15 anni di versamenti, quanti si sono autorizzati alla prosecuzione volontaria. L’autorizzazione che deve essere rilasciata dall’INPS deve essere sopraggiunta prima del 1° gennaio 1993. Non serve aver iniziato a versare, basta solo essere stati autorizzati a farlo. Infine bastano 15 anni di contributi a quanti a 67 anni di età hanno una carriera con 25 anni di anzianità assicurativa e 10 anni di carriera trascorsi a lavorare per periodi inferiori all’anno intero.