Alcune aziende in Italia offrono soldi per chi lascia il lavoro. In genere si chiamano incentivi all’esodo. E sono strumenti adottati da queste aziende per tagliare il personale senza passare dal licenziamento. Incentivi all’esodo ultimamente sono riconosciuti anche in funzione delle pensioni. Basta citare il contratto di espansione, che consente alle aziende di svecchiare il parco dipendenti mandano in pensione prima chi arriva a 5 anni dai requisiti per le pensioni dirette.
Ma esistono anche incentivi opposti. Come per esempio il Bonus contributivo per chi resta al lavoro e non va in pensione nonostante abbia raggiunto determinati requisiti. Tutto come previsto dall’ultima Legge di Bilancio che ha varato la Quota 103 ma contestualmente ha introdotto un incentivo come lo era il vecchio Bonus Maroni. In Italia l’operato del Governo è questo. Ma c’è chi supera di gran lunga il nostro Paese con misure ben più profonde e ricche.
Ti danno 22.000 euro se rifiuti di andare in pensione e il Bonus Maroni diventa poca cosa al confronto
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Partiamo dalla nostra Legge di Bilancio che ha introdotto la Quota 103. La misura consente il pensionamento per quanti hanno raggiunto i 62 anni di età almeno, ed allo stesso tempo hanno completato 41 anni di contribuzione versata. Ma solo per la Quota 103 il Governo offre una alternativa al pensionamento.
Restare al lavoro e godere di uno stipendio più alto dovuto ad un autentico sgravio contributivo per tutta la durata dell’anticipo. In pratica mese per mese, a partire dai 62 anni di età e fino ai 67, il lavoratore può ricevere uno stipendio più alto. In forza di oltre il 9% al mese in più. Questo perché la quota dei contributi che avrebbe dovuto versare il lavoratore, resta in busta paga in virtù di questo sgravio contributivo.
A fine carriera per chi rimanda di 3 anni l’uscita
Il Bonus contributivo richiama il vecchio Bonus Maroni, introdotto da un Governo Berlusconi del passato. Anche all’epoca, l’allora Ministro del Lavoro, il compianto Roberto Maroni, introdusse un disincentivo ad andare in pensione. Ed è proprio un autentico disincentivo a sfruttare la Quota 103 la nuova misura. In Belgio però vanno ben oltre. A tal punto che ciò che offre l’Italia può sembrare poco. In Belgio ti danno 22.000 euro se rifiuti di andare in pensione e il Bonus Maroni diventa poca cosa al confronto. Soluzione low cost per le casse dello Stato Belga quindi.
Perché l’offerta finisce con il diventare interessante. Infatti per chi lavora altri 3 anni rinunciando di fatto alla pensione, ci sarebbero questi 22.000 euro da percepire. Perché al lavoratore la scelta di accedere alla pensione anticipata o di prendere il Bonus da 22.000 euro. Per l’esattezza si tratta di 22.645 euro che il lavoratore che sposta l’uscita di 3 anni nonostante abbia raggiunto i requisiti per la pensione anticipata (lavoratore che arriva a 42 anni di contributi). La proposta punta ad un duplice risultato. Da un lato risparmiare i soldi di 3 anni di pensione per lo Stato Belga. Dall’altro incassare per 3 anni i contributi che il lavoratore interessato verserebbe durante il lavoro. Il Bonus verrebbe pagato al lavoratore al termine della carriera, cioè decorsi i tre anni di permanenza in servizio utili ad ottenerlo.