Testamento e successione non contano perché addirittura a parenti di 3° grado spettano queste somme di denaro

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Prima di morire si potrebbe decidere di pianificare nel dettaglio a chi donare i propri beni. Potrebbe trattarsi semplicemente della propria abitazione e di qualche risparmio sul conto. Ma è pur sempre un modo per lasciare qualcosa alle persone a cui si è particolarmente legati.

Se poi si intende escludere qualcuno dal godimento delle proprie sostanze occorre conoscere a fondo la normativa in merito. Anzitutto si deve considerare quali eredi hanno sempre diritto per legge ad una parte di eredità. Esiste infatti una quota di patrimonio di cui il titolare non può disporre con assoluta libertà. Ciò perché le disposizioni legislative tutelano anche i diritti dei legittimari. Ne consegue che anche quando  si dovesse decidere di mettere per iscritto le proprie volontà si deve tener conto della legittima. I nostri consulenti hanno tuttavia individuato i 3 beni che non fanno parte dell’eredità e che possono essere destinati liberamente senza restrizioni.

In alcune circostanze testamento e successione non contano perché addirittura a parenti di 3° grado spettano queste somme di denaro. D’altronde, il patrimonio del defunto potrebbe consistere non solo di beni immobili come appartamenti e residenze estive. Ci potrebbero essere polizze sulla vita, collezioni di francobolli di valore, quadri d’autore, gioielli e risparmi. Dei dubbi potrebbero sorgere sulla spartizione delle giacenze in deposito presso istituti di credito. A tal proposito sarebbe utile sapere come si divide l’eredità dei soldi sul conto corrente cointestato. Se ad esempio decede il coniuge cointestatario di conto o libretto postale quali altri eredi hanno diritto ai depositi bancari? Chi lascia testamento ha la possibilità di indicare beneficiari diversi da quelli previsti dalla legge?

Testamento e successione non contano perché addirittura a parenti di 3° grado spettano queste somme di denaro

Per rispondere a queste domande bisogna sapere che non tutti i soldi del defunto rientrano nell’asse ereditario. Esistono quindi delle somme di denaro che prescindono dalle regole della successione. Fra questi beni mobili figura il TFR che corrisponde alle somme accantonate nel corso della carriera lavorativa.

Secondo il dettato del codice civile il TFR non ha alcuna attinenza con l’attivo ereditario. Il che equivale a dire che ha diritto ad acquisire la titolarità di questi soldi anche chi dovesse scegliere di rinunciare all’eredità. Pertanto maturano il diritto alla proprietà di questo beneficio economico anzitutto il coniuge e i figli. Ma il TFR potrebbe anche spettare di diritto ai parenti entro il 3° grado e agli affini entro il 2° grado.

Ciò tuttavia solo se dovessero convivere e risultare fiscalmente a carico del defunto. Per il calcolo dei gradi di parentela si rimanda alla consultazione degli articoli 74 e seguenti del codice civile. Se invece non dovessero esserci i soggetti sopraelencati fra gli aventi diritti allora il titolare del TFR potrà decidere a chi destinarlo. In tal caso dovrà lasciare precise disposizioni testamentarie prima del decesso.

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