L’Italia è un Paese di grandi risparmiatori. Lo dicono i numeri dei depositi in banca. Secondo l’ABI nel 2021 le liquidità in banca degli italiani superavano 1,8 miliardi di euro. L’emergenza Covid e la crisi economica hanno portato ad un aumento del risparmio accantonato in banca. La paura del futuro è elemento da tenere in considerazione in una fase di grave crisi. Chi può non spende e risparmia. Ma tenere i soldi in banca, soprattutto se fermi sul conto corrente, non è un investimento. Anzi, nel breve periodo si perdono dei soldi.
Tenere i soldi fermi sul conto corrente fa perdere il 18% ma pochi conoscono motivi e rischi
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L’inflazione è una brutta bestia. L’aumento del costo della vita porta inevitabilmente alla perdita del potere di acquisto ai soldi. Se gli stipendi o le pensioni restano sempre gli stessi, aumentando i prezzi di molti beni, inevitabile che la capacità di acquisto cala. Questo vale anche per il conto corrente. Se con i soldi depositati oggi si compra un determinato bene, lo stesso bene non potrà essere acquistato l’anno prossimo o tra qualche anno. Analisi e stime di questo genere sono molteplici. E tutte vanno nella stessa direzione, cioè della scarsa convenienza a tenere i soldi fermi sui conti correnti. A conti fatti nello stretto giro di 10 anni si perde il 18%. Un autentico salasso.
L’inflazione che galoppa erode i risparmi
Non c’è niente di peggio dell’inflazione quando si parla di perdita di valore di un risparmio. Il denaro fermo sui conti correnti stridono con l’inflazione. Con una perdita stimata del 18%.
Tenere i soldi fermi sul conto corrente fa perdere soldi ai correntisti. Un recente studio ha messo in luce che i risparmi sul conto corrente presenti oggi, nel 2032 faranno registrare una perdita di 18 punti percentuali. Così, 10.000 euro di un conto corrente nel 2032 varranno 8.200 euro. Una stima che considera sia la crescita generale dei prezzi che i tassi di interesse negativi. L’inflazione galoppa in questi mesi.
La ripresa economica dopo l’emergenza sanitaria produce un aumento dell’inflazione. Che dati alla mano ha raggiunto già adesso un livello record. La perdita di potere d’acquisto dei soldi sul conto corrente riguarda il valore reale e non quello nominale. Nell’esempio precedente, i 10.000 euro presenti oggi su un conto corrente, resteranno tali anche dopo 10 anni. Ciò che cambia è il valore del bene che oggi si può comperare e che tra 10 anni non si potrà più avere con gli stessi soldi.
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