Come avviene la tassazione sul capital gain investimenti esteri?
Nel caso di investimenti all’estero, quale una partecipazione in azioni di società estera, come viene disciplinata l’imposizione fiscale?
In questi casi trova applicazione la cosiddetta doppia imposizione.
Facciamo subito un esempio pratico.
Parliamo di dividendi provenienti, ad esempio, da azioni di una società con sede in Germania, percepiti da una persona fisica, residente in Italia.
Prima il 100 per cento del dividendo viene assoggettato alla tassazione tedesca (26,375%).
Quindi la parte residua, cioè il dividendo, al netto dell’imposta pagata allo stato tedesco, viene assoggettata all’imposta italiana del 26 per cento, cioè il 26 per cento di 73,625, che porta ad una ulteriore tassazione di 19,14.
La tassazione risulterebbe, però, in tal modo iniqua, perché si pagherebbe decisamente di più dei cittadini tedeschi, che abbiano effettuato lo stesso investimento.
Per questo motivo l’Italia ha ratificato tutta una serie di accordi bilaterali con singoli Stati, per alleggerire la cosiddetta doppia imposizione fiscale.
Questo significa che nel caso di cittadini italiani, che abbiano effettuato investimenti in uno di questi Stati, l’imposizione fiscale da parte dello Stato estero non può superare determinati limiti.
Tassazione sul capital gain investimenti esteri: Limiti e accordi
Ad esempio con la Germania era stato previsto un limite del 15 per cento.
Questo significa che l’aliquota del 26,375 per cento fatta pagare dallo stato tedesco, eccede di 11,375 punti percentuali l’imposta che sarebbe dovuta al medesimo.
Come ridurre, quindi, l’imposizione fiscale?
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Il cittadino italiano, purtroppo, non può pagare da subito l’aliquota ridotta del 15 per cento.
Deve pagare l’aliquota piena del 26,375 per cento, e può solo, successivamente, domandare il rimborso allo stato tedesco della parte eccedente il 15 per cento, cioè di 11,375.
Come?
Qui le cose si complicano un po’, ragione per la quale molti rinunciano a ottenere questo credito d’imposta verso l’estero, e gli Stati stranieri si trovano in pancia anche soldi che avrebbero dovuto restituire.
Tassazione sul capital gain investimenti esteri: rimborso e credito
Per ottenere il rimborso esistono sostanzialmente due vie.
O il fai da te.
O il rivolgersi ad un intermediario o professionista esperto.
Per ottenere il rimborso, occorre compilare determinati moduli ed allegare certi documenti, come il certificato di residenza fiscale in Italia, rilasciato dall’Agenzia delle entrate.
Sul sito dell’Agenzia delle entrate sono disponibili moduli per ottenere il rimborso nei confronti di diversi Paesi esteri.
Qui il modulo dell’Agenza delle entrate e le relative istruzioni
Una procedura indubbiamente farraginosa, anche perché bisogna, ad esempio, non sbagliare l’indirizzo dell’ente estero cui inoltrare istanza di rimborso, che può cambiare a seconda dello Stato estero coinvolto.
Tassazione sul capital gain investimenti esteri: procedura faragginosa
Insomma una procedura, in cui commettere qualche errore è abbastanza facile.
Pare preferibile il ricorrere ai servizi di un intermediario, quale potrebbe essere la propria banca.
Ma non sempre un tale soggetto presta tale servizio.
Dipende soprattutto dal contratto che si è sottoscritto.
Pertanto, prima di sottoscrivere un contratto con un intermediario, è bene informarsi anche su tale tipo di servizio, se compreso o meno nel contratto che si va a firmare, i relativi costi, etc.
Nel caso il servizio non fosse stato ricompreso, esiste anche una terza possibilità.
Quella di far gestire la pratica ad un professionista del settore, quale potrebbe essere un commercialista o un legale specializzato in materia. Ed ancora una volta, risulta ovviamente opportuno informarsi sui relativi costi.
A cura di Gian Piero Turletti, autore di “Magic Box” e “PLT