Il Decreto Maggio è ancora in bozza (dovrebbe essere licenziato nelle prossime ore), ma la Cgia di Mestre ha le idee chiare su ciò che dovrebbe contenere. L’Associazione degli Artigiani e Piccole Imprese di Mestre in uno studio ha messo in evidenza cosa occorre fare per salvare le piccole aziende. Un taglio a tasse su privati e imprese nella manovra del Governo è necessario per evitare una ecatombe tra professionisti, artigiani e commercianti. Verdiamo la ricetta contenuta nello studio.
Senza liquidità e taglio delle imposte piccole e micro imprese non ce la faranno
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Oramai è constatato che la liquidità per piccole e medie imprese, attraverso la richiesta di prestiti garantiti dallo Stato, fa fatica ad arrivare. Colpa della burocrazia, o di qualche banca che oppone un muro elastico alle richieste. Fatto sta che la liquidità a chi la richiede arriva a rilento. Ma è adesso, nella fase 2, che i soldi servono. Nella fase delle riaperture delle attività senza soldi in cassa le imprese, specialmente quelle piccole, faranno una grande fatica a ripartire. E lo faranno ancora di più nella ipotetica fase 3, quella dove le attività torneranno a pieno regime.
In quella fase le imprese, gli artigiani, i commercianti i professionisti, avranno bisogno del massimo della liquidità e del minore carico tributario fiscale possibile. Per sostenere la ripartenza delle imprese la Cgia di Mestre ha realizzato uno studio con delle indicazioni ben precise. Vediamo quali sono.
Taglio a tasse su privati e imprese nella manovra del Governo
Secondo il segretario di Cgia Mestre Renato Mason, sono due le soluzioni per salvare il mondo delle piccole e piccolissime imprese. Ovvero una forte iniezione di liquidità e un forte taglio delle tasse. Senza questo si rischia un numero di fallimenti senza precedenti e la desertificazione di molte aree produttive.
Nello studio della associazione veneta si evidenzia come professionisti, artigiani e microimprese, siano le categoria più a rischio fallimenti nei prossimi mesi. Sono le aziende con fatturato fino a 1 milione di euro, le più deboli, a rischiare di chiudere senza aiuti immediati e concreti.
Secondo lo studio questi aiuti devono concretizzarsi in liquidità immediata e tagli alle tasse su Irpef, Ires ed Imu. Questa operazione farebbe risparmiare alle piccole imprese 28 miliardi e 300 milioni di euro. Un taglio pesante ma necessario, perché con questo semplice provvedimento si sgravano le aziende di una serie di spese. Soldi che possono essere reinvestiti nell’attività e quindi essere una forma di liquidità indiretta. Senza questo taglio la Cgia di Mestre prevede miglia di fallimenti che poi creeranno un buco enorme per le casse dello Stato il prossimo anno.