Il quotidiano è fatto di mille transazioni monetarie in entrata e, soprattutto, in uscita. Puntualmente sorge il dilemma sul come pagare, in contanti o carta di credito? Quest’ultima è molto comoda ma presenta una serie di insidie. Scopriamo quali.
La Legge pone precisi limiti all’uso del contante nei pagamenti. Di contro il ricorso massiccio alla carta di credito potrebbe nuocere alla stabilità delle finanze familiari.
I costi di una carta di credito
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Il primo inconveniente rimanda alle spese di gestione annua. Per la sua fruizione occorre aprire un conto corrente presso l’intermediario emittente, ossia un prodotto oneroso che prevede l’addebito di un canone mensile o in base ai servizi e/o condizioni contrattuali.
Spesso gli intermediari offrono la carta gratis il 1° anno se richiesta con l’apertura del conto. Il canone (di norma qualche decina d’euro l’anno) della carta partirebbe quindi dopo 12 mesi ed accreditato al termine del 2° anno. Pertanto se non si fa la disdetta nei modi, tempi e forme previste dal contratto il canone è andato.
Se non si vuole allegare la carta a un c/c allora la si può richiedere direttamente a una società emittente. Il rimborso della spesa fatta con carta avverrà nei modi e forme previste dall’emittente nel contratto.
Taglia subito quest’abitudine che ti fa spendere un sacco di soldi ogni mese!
Tuttavia, la vera grande differenza rispetto all’uso del contante risiede nella perdita di percezione dell’atto di pagamento in sé. Ovviamente parliamo dei piccoli-medi pagamenti e comunque entro i limiti legali!
Le motivazioni sarebbero almeno due. La prima è fisica, giacché si rimanda al futuro l’uscita reale di denaro dalle nostre disponibilità (del resto si chiama carta “di credito”). La seconda attiene alla sfera psicologica dell’individuo e alla sua capacità di gestire gli acquisti compatibili con le proprie disponibilità. Si attenua il concetto di limite, di disponibilità, per cui il mancato scambio fisico banconote merce può indurre i consumatori a spendere di più. L’atto pratico della spesa in sé viene in genere percepito in tono minore rispetto a quanto non accade usando moneta cartacea.
Gli interessi e le promo collegate alle carte di credito
Ancora, spesso gli emittenti vi collegano promo speciali per incentivarne l’uso nei pagamenti. L’esempio classico è quello del cashback o dei punti a target e similari. Tutte promo che a pelle sembrano vantaggiose ma che nei fatti stiamo pagando noi stessi aumentando il volume delle spese.
Poi ricordiamo che gli eventuali ritardi nel ripiano dei fondi sul conto costano assai in termini di interessi passivi. La carta rende un servizio che non è gratuito, ma anticipa per conto nostro una spesa che al 100% di nostra pertinenza.
Infine attenzione al rischio clonazione della carta, probabilmente la beffa peggiore per il suo titolare.
L’arte dell’essere armoniosi
In definitiva, taglia subito quest’abitudine che ti fa spendere un sacco di soldi a fine mese e ogni anno.
Tuttavia, sarebbe meglio dire che la virtù sta nel mezzo. Se la carta di credito si rivela utile nel completare molti acquisti, il suo uso massiccio, ricorrente e smodato probabilmente indurrà a spendere più di quanto ci si può permettere. Oppure ad avere più uscite di quanto non accadrebbe se si usasse, dove possibile, il contante.
Detta diversamente, a renderci più poveri o meno ricchi. Dipende dal punto di vista e quello di partenza.