Al pari delle plusvalenze che si maturano in Borsa, comprando e vendendo le azioni, in Italia i guadagni sulle criptovalute sono tassati. Anche se le monete virtuali rientrano tra gli asset digitali non regolamentati. Precisamente, fino ad oggi, come da prassi, l’Agenzia delle Entrate ha sostanzialmente equiparato il Bitcoin (BTC), e le altre criptomonete, alle azioni.
Con un’imposta applicata sulle plusvalenze che è pari proprio al 26%. Ma a patto di dichiarare i proventi, visto che gli exchange non prelevano alla fonte le tasse sulle plusvalenze. Non potendo essere dei sostituti d’imposta.
Sulle criptovalute il Governo Meloni punta ad agevolare l’emersione, ecco come
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Pur tuttavia, anche se non si sa quanti siano, è lecito scommettere sul fatto che ci siano soggetti che, residenti in Italia, non solo posseggono le criptovalute, ma non le hanno mai dichiarate al Fisco. Così come sui guadagni, attraverso gli exchange, allo stesso modo non hanno mai pagato un euro di tasse.
Ed allora proprio sulle criptovalute il Governo Meloni tende la mano. In quanto nella manovra finanziaria c’è quella che molti definiscono una sanatoria, altri un vero e proprio condono. E questo perché chi ha evaso, o comunque non ha dichiarato il possesso di criptomonete, potrà farlo a condizioni agevolate.
Facendo così emergere patrimoni in criptovalute pagando una tassa secca. Precisamente, un’imposta sostitutiva del 3,5%. Nonché un altro 0,5% del controvalore a titolo di interessi e di risarcimento.
Come per le cartelle esattoriali, inoltre, il Governo italiano di centrodestra prevede che chi farà emergere il patrimonio in criptomonete potrà sia schivare la tassazione al 26% sia pagare anche a rate nell’arco di massimi tre anni. A partire dalla data del 30 giugno del 2023.
Ecco perché, con queste condizioni che sono molto accomodanti, c’è chi grida al condono sui Bitcoin (BTC). Anche perché, senza aver mai ottenuto delle plusvalenze, chi detiene le criptovalute potrà farle emergere, agli occhi del Fisco, andando a pagare giusto la sopra citata sanzione, che è pari allo 0,5%.
Dal 2023 arriva l’imposta di bollo sulle valute virtuali?
Inoltre, come per il possesso di valori mobiliari regolamentati, nel proprio deposito titoli collegato al conto corrente bancario o postale, anche per il possesso di criptovalute, così come è previsto dalla manovra, si pagherà un’imposta di bollo. Ed il tal caso, dopo il via libera definitivo alla Legge di Bilancio del 2023, sarà l’Agenzia delle Entrate a definire le modalità di versamento dell’imposta di bollo sul Bitcoin (BTC) e sul possesso di altre valute virtuali.