O per approntare una riforma previdenziale degna di questo nome, oppure per varare qualche piccola misura che allontani il ritorno della Legge Fornero poco cambia. Qualsiasi ritocco venga fatto in materia previdenziale deve guardare anche agli interessi dello Stato e quindi alla spesa pubblica. Per questo bisogna guardare a proposte che hanno un costo contenuto per le casse dello Stato. In questo vicolo cieco o quasi, si incastona una proposta che potrebbe davvero tornare utile per dotare il sistema di quella flessibilità in uscita tanto agognata, consentendo di anticipare la quiescenza. Anticipi ok, ma senza gli effetti gravi sulla spesa pubblica che per esempio ha avuto la Quota 100.
Una pensione anticipata calcolata tutta col contributivo
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Il ricalcolo tutto contributivo della pensione sarebbe sicuramente una soluzione adatta a perseguire lo scopo del risparmio della spesa pubblica. Lo dimostra il fatto che l’Opzione donna è una misura si sperimentale, ma che ha continuato ad essere rinnovata sempre proprio perché scarica sulle lavoratrici gran parte del costo dell’anticipo. Far digerire ai sindacati una misura del genere però è assai improbabile. Non si può concedere una pensione anticipata a 62, 63 o 64 anni. Imponendo poi un ricalcolo completamente contributivo della prestazione che secondo i sindacati sarebbe pesantemente penalizzante per i pensionati. Si potrebbe così pensare di penalizzare solo la quota retributiva della pensione.
Il primo passo è estendere la pensione a 64 anni a tutti i lavoratori, che hanno almeno 20 anni di contributi. Eliminato il vincolo di oggi che rende la misura esclusiva dei contributivi puri. Questa è una ipotesi che allarga la pensione anticipata contributiva a tutti i lavoratori. Ma più anni di carriera sono stati effettuati prima del 1996, più pesante è il taglio. Alla pari di quello che subiscono da anni le donne con la loro Opzione.
Subito a 62 anni la pensione se pari ad almeno 562 euro
Una via economica per lo Stato e penalizzante per i lavoratori. È ciò che accadrebbe con questa misura che potrebbe ricalcare la Quota 102, fissando tra i 35 e i 38 anni di contribuzione la soglia utile all’uscita. Ma verrebbe inserito un altro requisito che imporrebbe una pensione pari ad almeno 2,2 volte l’assegno sociale. Si ridurrebbe il vincolo che vuole la pensione anticipata contributiva pari ad almeno 2,8 volte l’assegno sociale oggi, ma resterebbe un paletto pesante. Una via meno drastica e più facile da centrare per i pensionati sarebbe il via libera alla pensione a 62 o 63 anni ma solo della quota contributiva. Subito a 62 anni la pensione ma ad una condizione. Che la quota contributiva sia pari ad almeno 1,2 volte l’assegno sociale. Quindi, circa 562 euro al mese.
Pensione in due quote
Anticipare solo la quota contributiva della pensione tra i 62 e i 64 anni e poi a 67 anni passare alla quota retributiva. È la via meno costosa per lo Stato e forse più appetibile per gli interessati. Il taglio della pensione sarebbe solo iniziale e a 67 anni si risolverebbe con un ricalcolo completo. Tutto naturalmente a scelta del diretto interessato, per una misura flessibile vera.
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