Le dimissioni di Carlos Tavares scuotono Stellantis: azioni in calo, problemi sul mercato americano e una transizione elettrica incerta. Cosa riserva il futuro per il colosso automobilistico? Stellantis al bivio: crisi, dimissioni e il futuro dell’elettrico.
Stellantis: una giornata di scosse e interrogativi sul futuro
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È stata una giornata ad alta tensione per Stellantis, con le azioni che, nel corso della sessione di Borsa, hanno toccato un ribasso vicino al 10% prima di mostrare un timido recupero. Un risultato che riflette l’incertezza generata dalle improvvise dimissioni di Carlos Tavares, l’ormai ex amministratore delegato. Ma cosa significa tutto questo per il futuro del gruppo automobilistico? Tra dati preoccupanti, decisioni contestate e prospettive per l’elettrico, il quadro è più complesso che mai.
Un addio milionario: la buonuscita di Tavares
Per Tavares, che ha lasciato la guida di Stellantis dopo una movimentata domenica di dicembre, si parla di una buonuscita stellare da 100 milioni di euro. A questa cifra si aggiunge lo stipendio del 2023, pari a 23,4 milioni di euro, oltre a un bonus potenziale di 13,5 milioni, ormai improbabile viste le difficoltà del gruppo. Il manager portoghese ha sempre difeso i suoi compensi, affermando di essere pagato “per quanto vale”. Tuttavia, la sua uscita non è stata indolore e apre interrogativi su cosa accadrà ora.
Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha già avviato un confronto con il presidente di Stellantis, John Elkann, e il 17 dicembre è previsto un incontro al Mimit con Jean Philippe Imparato, responsabile Europa del gruppo, per discutere il futuro del Piano Italia.
Dai successi iniziali al declino: cosa lascia Tavares?
Quando Tavares ha assunto la guida di Stellantis, nato dalla fusione di PSA e FCA, il gruppo sembrava destinato a crescere rapidamente. Il piano “Dare Forward 2030” puntava a 300 miliardi di euro di ricavi entro il 2030. I numeri del 2023 sembravano confermare le ambizioni: 189,5 miliardi di ricavi e 18,6 miliardi di utili. Tuttavia, il 2024 ha segnato una brusca frenata.
Già a metà anno, i conti mostravano un fatturato in calo del 14% e un crollo del risultato operativo del 40%. Le consegne di veicoli hanno subito un colpo duro: -18% in Nord America e -6% in Europa. A settembre, la situazione si è aggravata ulteriormente, con una perdita di ricavi del 27% rispetto all’anno precedente. Anche Maserati, simbolo di lusso, ha visto dimezzare le sue vendite.
Problemi in Nord America: il cuore della crisi
Il mercato nordamericano, da sempre una gallina dalle uova d’oro per Stellantis, è diventato una delle principali preoccupazioni. Gli inventari invenduti hanno raggiunto 1,4 milioni di veicoli, mentre la quota di mercato è scesa al 18,1%. Tentativi di recupero, come una riduzione degli stock e la nomina di nuovi manager, non hanno dato i risultati sperati. Inoltre, le tensioni con il sindacato UAW si sono intensificate, con accuse reciproche e minacce di nuovi scioperi.
Stellantis al bivio: l’elettrico che non decolla
Uno dei grandi punti critici resta la transizione all’elettrico, pilastro del piano Dare Forward 2030. Stellantis puntava a vendere un milione di veicoli elettrici già nel 2024, ma i numeri raccontano un’altra storia. Modelli come la 500E, inizialmente promettenti, hanno perso slancio, costringendo il gruppo a introdurre versioni ibride. Progetti ambiziosi, come la gigafactory di Termoli, sono stati posticipati a data da destinarsi, con conseguenze pesanti per i lavoratori: cassa integrazione e esuberi hanno colpito oltre 600 dipendenti.
Il rallentamento dell’elettrico, combinato con un calo delle vendite globali, sottolinea l’urgenza di una revisione strategica per rimanere competitivi in un settore sempre più orientato alla sostenibilità.
Tra vendite e cambiamenti: il caso Comau
Un altro segnale del momento difficile di Stellantis è stata la cessione della maggioranza di Comau, azienda leader nella produzione di robot per l’industria automobilistica. La vendita, annunciata a luglio, richiama alla memoria la cessione di Marelli da parte di FCA, operazione che aveva generato più problemi che benefici nel lungo termine. Decisioni come queste mettono in evidenza le sfide di un gruppo che sembra arrancare nel bilanciare investimenti, innovazione e sostenibilità finanziaria.
Quale futuro per Stellantis al bivio?
L’addio di Tavares segna senza dubbio la fine di un capitolo complesso per Stellantis, ma apre anche nuove opportunità. La nomina di un nuovo amministratore delegato sarà cruciale per definire la direzione del gruppo. Si parla già di possibili candidati, tra cui Luca De Meo, attuale CEO di Renault.
Resta da vedere se il gruppo riuscirà a rilanciarsi, affrontando problemi strutturali come l’eccesso di inventari, il rallentamento dell’elettrico e la necessità di rafforzare le sue posizioni nei mercati chiave.
Una riflessione aperta
Stellantis si trova a un bivio. Riuscirà a superare questa crisi e a cogliere le sfide del mercato globale? La transizione all’elettrico e il consolidamento delle sue tre anime – Peugeot, Fiat e Chrysler – richiedono una leadership forte e una visione chiara. Il futuro non è scritto, ma una cosa è certa: la strada verso il successo sarà lunga e piena di ostacoli.
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