Stati generali: una denominazione altisonante?!
Me ne rendo conto, titolo con una intonazione in parte polemica. Ma che serve a sottolineare proprio la caratteristica saliente di questo articolo: mettere in evidenza la realtà di cosa si nasconda dietro questa altisonante denominazione.
Stati generali dell’economia è il titolo che il premier Conte vorrebbe dare ad una serie di incontri con sindacati, confindustria, operatori economici. Il tutto al fine di definire una sorta di recovery plan, per decidere cosa fare dei soldi che dovrebbero arrivare (a detta del governo mi misura cospicua) da parte europea.
Come potete leggere qui, questa iniziativa ha dato luogo ad una serie di polemiche, in particolare tra Conte ed il PD.
Stati generali: una denominazione altisonante
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Questo il senso, se volessimo sintetizzarlo, della critica espressa dal PD nei confronti dell’iniziativa. Secondo il PD Conte avrebbe sbagliato ad annunciare una iniziativa in piena autonomia, senza prima consultarsi con i partiti della maggioranza.
Il fatto, sempre secondo il PD, è che occorre preparare l’iniziativa per tempo ed avere in primis un proprio piano.
Invece Conte ritiene si debba fare in fretta. Occorre predisporre un piano per definire come impiegare questi soldi che, diversamente, rischiano di sfumare.
Ma come stanno realmente le cose?
L’abbiamo rimarcato diverse volte in passato.
Conte è solito fare grandi proclami, che spesso sono solo la classica montagna che partorisce, quando va bene, un topolino.
Questi Stati generali sono solo un modo decisamente altisonante e propagandistico, per parlare di una sorta di grande conferenza, fatta da più incontri in cui, sicuramente, si parlerà e poi si parlerà ancora.
Ma per dire cosa?
Un esecutivo realmente serio, a mio modesto parere, non dovrebbe consultarsi con chissà chi, ma dovrebbe in prima persona avere le idee chiare su cosa fare, per poi semmai comunicarlo al paese. In tale occasione, al più, potrebbe poi dedicare eventualmente una serie di incontri per meglio spiegare le cose a determinati soggetti.
Parliamoci chiaramente, in Germania, ad esempio, dove il programma della Merkel è stato cospicuo e i soldi sono veramente arrivati, non è che la cancelliera abbia fatto precedere questo suo programma da incontri, seminari, conferenze, stati generali, o chiamateli come volete.
I passi falsi di Conte
Ma in materia economica, oserei dire che il premier ha commesso diversi passi falsi.
Prima con una serie di decreti economici, definiti propagandisticamente bazooka, che rispetto alle cifre sbandierate hanno fatto arrivare una quantità di denaro decisamente inferiore.
Poi, forse proprio anche a causa di questo, ecco sbandierare gli Stati generali.
Finchè si parla, non si decide, e forse proprio questo è quanto nasconde tale iniziativa. C’è incertezza su tutto, a partire dall’entità del denaro di provenienza europea. Anche perché, non dimentichiamolo, di ufficialmente deciso non c’è nulla, solo le proposte della commissione europea, che appunto, sono solo ipotesi. Ma l’economia non attende, e quindi, non sapendo cosa in concreto fare, ecco la soluzione: prendere un po’ di tempo con una iniziativa tanto magniloquente, quanto, probabilmente, inconcludente. Tanto, finchè si parla, non si decide e si resta in sella.
Il terzo errore di Conte
Ma Conte ha commesso anche un terzo errore.
Sa bene che su questa materia, quella economica, si gioca il presente ed il futuro del suo esecutivo.
Non è un caso, ad esempio, che Renzi, nonostante tutto, abbia votato contro le mozioni di sfiducia verso Bonafede, come potete leggere qui.
Se questo è successo, è perché in cambio era stato prospettato un piano, già formulato da Italia viva, di cui Renzi è segretario. Una serie di investimenti, con fondi già disponibili. Ed ecco, quindi, l’errore di Conte: una excusatio non petita.
Excusatio non petita, accusatio manifesta
Stati generali: una denominazione altisonante, perchè? Così recita l’antico detto latino, ossia una scusa non richiesta evidenzia una accusa chiara, manifesta.
La scusa non richiesta riconduce al fatto che il premier dichiari la necessità di una certa urgenza, ed ecco quindi l’accusa.
Occorre prima avere un piano, per poi poterlo proporre, a meno di volersi far dettare il piano da soggetti terzi, appunto come sindacati o Confindustria.
Probabilmente, perché non si hanno le idee chiare, e non si sa che pesci prendere?
La verità è probabilmente l’opposto di quello che Conte pensa o vorrebbe che gli altri pensassero.
In realtà, non è che vi sia urgenza perché i soldi stanno per arrivare e non si sa come spenderli. Motivo, quest’ultimo, che spingerebbe l’UE a non concederceli.
Pare, invece, che comunque prima del 2021 fondi europei non ne arrivino comunque, se non, forse, in misura minima.
Intanto, però, qualcosa per l’economia bisogna comunque progettarlo anche solo in vista della prossima finanziaria. Ma, visto che proprio su questo terreno sorgono non pochi problemi, forse l’idea degli Stati generali potrebbe quanto meno far guadagnare un po’ di tempo, in attesa di qualche idea possibilmente risolutrice. Altro che soldi che arrivano grazie ad un provvidenziale elicopter money in salsa europea.
Stati generali: perchè una denominazione così altisonante?
A tale riguardo, un’idea sicuramente utile possiamo suggerirla, tra le tante, di cui potremmo parlare, senza necessità di Stati generali et similia.
Infatti, se proprio vogliamo considerare un’idea sicuramente utile, possiamo ritenere sarebbe opportuno quanto meno definire fino a quando si dovrebbero applicare gli ormai famosi protocolli di sicurezza, che comportano anche restrizioni di fondamentali diritti costituzionali, come la libertà di riunione. Per non parlare di distanziamenti ed altre misure per attività economiche ed esercizi commerciali.
Una indicazione sulle relative tempistiche potrebbe consentire a molte attività quel minimo di certezza, in misura di conteggi e di bilanci, da cui non si può prescindere per programmare una seria attività imprenditoriale.
Come fa una impresa a capire quali numeri possa realizzare in termini di fatturato e di costi, se non sa per quanto tempo dovrà rispettare determinati protocolli?
A meno di non sapere che pesci prendere e vivere alla giornata, ma appunto, questo è l’opposto di ogni minima parvenza di programmazione economica.
Ma allora, come si concilierebbe la permanenza delle restrizioni con la revoca dello stato d’emergenza, a fine luglio?
E sarebbero costituzionali determinate misure, in assenza di uno stato emergenziale, a partire da quella maggiormente lesiva di determinati diritti costituzionali, come il divieto di assembramento e di riunioni?
In arrivo ricorsi in sede istituzionale?
Prevedo una mole non indifferente di ricorsi in sede costituzionale, per tutti coloro che violino determinati divieti, ricorsi motivati dalla palese incostituzionalità di determinate misure, in assenza di uno stato d’emergenza che venga prorogato. Tesi sostenuta da più costituzionalisti.
Anche solo questo aspetto costituisce un serio problema e, quindi, invece di preoccuparsi di ipotetici e retorici Stati generali, il premier si occupi in primis di definire tale problematica.
Metta al lavoro i migliori tra i propri tecnici giuridici e legislativi, a partire da quelli del Dagl, dipartimento per gli affari giuridici e legislativi della Presidenza del consiglio, e se proprio intende assumere iniziative comunicative, dica in primis a chiare lettere quale sia la posizione del governo in materia di compatibilità tra misure restrittive e revoca dello stato emergenziale.
Per l’economia serve altro, ma probabilmente il premier non se ne accorge, o forse ritiene preferibile rappresentare la situazione come qualcosa che si possa risolvere con una sorta di parliamoci tutti, e parliamo di tutto un po’, e per qualche tempo ecco che l’esecutivo andrà avanti.
Credo che anche solo in sede UE non sia certo questo che ci si attende.
Si vorrebbe altro, e soprattutto si vorrebbe che il governo avesse le idee chiare di suo, senza concertazioni, e senza iniziative all’insegna della retorica e della inutile magniloquenza.
Merkel docet.
A cura di Gian Piero Turletti, autore di “Magic Box” e “PLT”