Spese universitarie: i soldi investiti per il figlio tornano in tasca alle famiglie

dichiarazione dei redditi

Grazie alla dichiarazione dei redditi è possibile recuperare i soldi che le famiglie investono ogni anno per garantire ai propri figli una formazione universitaria. Compilando in maniera corretta tutte le voci indicate, è possibile portare in detrazione diverse spese piuttosto onerose per la famiglia. Vediamo di seguito tutto quello che c’è da sapere sulla spese universitarie: i soldi investiti per il figlio tornano in tasca alle famiglie.

Le famiglie possono recuperare l’imposta Irpef sulle spese

Quando un genitore vede partire alla volta dell’università il proprio figlio, nutre grandi speranze per il futuro del giovane studente. Ecco perché egli si rende disponibile a sostenere economicamente la realizzazione dei sogni formativi e professionali del figlio. Tuttavia, i costi derivanti dalla realizzazione di tale sogno sono talvolta fortemente onerosi per una famiglia. Come fare per recuperare questo denaro? Come alleggerire i balzelli che gravano sui tali costi? Esistono numerose spese universitarie che ciascun contribuente può portare in detrazione al momento della presentazione della dichiarazione dei redditi.

Quali spese sono ammesse

Spese universitarie: i soldi investiti per il figlio tornano in tasca alle famiglie. In base alla regione in cui ha sede l’Ateneo, possono esserci delle differenze sugli importi massimi detraibili. In linea generale, possiamo dire che la detrazione spettante a ciascun contribuente è pari al 19% dell’importo portato in dichiarazione. Secondo quanto stabilito dalla legge, i contribuenti possono portare in detrazione le spese universitarie relative all’anno precedente la dichiarazione. Esse si riferiscono alla frequenza di università sia pubbliche che private e valgono per le seguenti spese:

  • Tasse universitarie per lauree triennali, specialistiche o master;
  • spese per la frequenza dei corsi;
  • spese di trasferimento da/presso altro ateneo;
  • passaggi di corso;
  • ricongiungimento di carriera;
  • iscrizione all’appello di laurea e rilascio della pergamena di laurea;
  • frequenza di corsi singoli.

Oltre a tali spese, nella circolare 18/E del 2016, l’agenzia delle entrate ha specificato che è possibile portare in detrazione anche le seguenti spese:

1)frequenza di corsi di laurea in teologia presso le università pontificie;

2)frequenza di corsi di laurea all’Estero;

3)frequenza dei corsi di laurea erogati dalle università telematiche.

Gli importi previsti per area disciplinare

Per ciascuna voce esistono degli importi massimi detraibili che è possibile portare in sede di dichiarazione.

In base alle tabelle fornite, gli importi massimi detraibili di riferimento dovrebbero essere i seguenti:

Area disciplinare medica:

1.800 euro Sud e isole;

2.900 euro Centro;

3.700 euro Nord.

Area disciplinare umanistico-sociale:

1.500 euro Sud e Isole;

2.300 euro Centro;

2.800 euro Nord.

Area disciplinare sanitaria:

1.600 euro Sud e isole;

2.200 euro Centro;

2.600 euro Nord.

Area disciplinare scientifico-tecnologico:

1.600 euro Sud e isole;

2.400 euro Centro;

3.500 euro Nord.

Dottorato, specializzazione o master di I e II livello sono:

1.800 euro Sud e isole;

2.800 euro Centro;

3.700 euro Nord.

I contribuenti che utilizzano il modello 730 precompilato dovrebbero trovare in esso già presenti i dati utili alle detrazioni. Chi invece intende utilizzare il modello 730/2020 ordinario dovrà compilare il quadro E sezione I indicando gli importi delle spese nei righi che vanno da E8 ad E10 con il codice 13.

Va ricordato che non sono detraibili, invece, le spese relative a: viaggi ferroviari, vitto e alloggio, acquisto di testi scolastici e materiale di cancelleria.

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