Spesa assistenziale, numeri record: dove andremo a finire?

spesa assistenziale

I dati non sono confortanti: la spesa assistenziale continua a crescere e nel 2018 ha raggiunto 116 miliardi. Un incremento rispetto a dieci anni fa del 58,9%. Frattanto  il bilancio fiscale dello Stato ha avuto un incremento del 5,3% mentre la spesa previdenziale dello  0,7%.

Dove andremo a finire…

Di questo passo la spesa assistenziale potrebbe raggiungere numeri da mettere in seria difficoltà i conti pubblici. Sia l’Unione Europea, il Fondo Monetario Internazionale e l’Ocse hanno più volte sollecitato l’Italia a fare un cambio di rotta. Il debito pubblico aumenta e una vera tagliola sono gli interessi costati 62 miliardi di euro all’anno.

Consigli degli analisti finanziari

Gli analisti finanziari per contenere la spesa assistenziale hanno più volte sollecitato il Governo a trovare giuste soluzioni per l’economia italiana. Tra il 2014 e la prima parte del 2018 l’Italia ha goduto di dati confortanti sia per quel che riguarda l’occupazione che per il sistema pensionistico.

Negli ultimi 22 anni, proprio il 2018 ha rappresentato per il rapporto occupati/pensionati un dato dell’1,45%. Con un debito pubblico sempre più elevato, sono le società di rating e i mercati azionari ad essere condizionati.

Come raddrizzare la “barca”

C’è una necessità impellente di prendere le giuste contro-misure che in un’ottica prospettica conduca l’Italia verso scenari ben diversi dagli attuali.

Va ridisegnata la spesa previdenziale con una nuova riclassificazione al netto dell’assistenza. Nonostante le direttive dell’Ue quel capitolo di spesa è stato maltrattato dai vari governi che si sono succeduti per i motivi più disparati. L’assenza di un’anagrafe dell’assistenza ha peggiorato la situazione.

Le prospettive economiche

Per il Centro studi e ricerche Itinerari Previdenziali la strada da percorrere è di intervenire sul sistema degli incentivi all’occupazione. Bisogna stimolare produttività e sviluppo. Da oltre 20 anni i veri nei dell’Italia sono la mancanza di una politica industriale, burocrazia nemica, infrastrutture vecchie, spesa pubblica troppo spostata sulla sola spesa corrente. A questo si aggiunge una classe dirigente politica votata più al consenso elettorale che ai reali bisogni della collettività.