Ed alla fine il coniglio dal cilindro il Governo lo ha cacciato con la presentazione della Legge di Bilancio. Naturalmente parliamo di pensioni, perché si è passati da una ipotetica manovra con poche novità, ad una vera e propria rivoluzione. Se Quota 103 di fatto diventa Quota 104, peggiorando l’età di uscita di un anno, ancora peggio va ad Opzione Donna e APE sociale. Le due misure di fatto scompaiono. E vengono inglobate in un nuovo Fondo che permetterà uscite anticipate e flessibili, ma con evidenti peggioramenti nei requisiti.
Sorpresa pensioni nella Legge di Bilancio, addio ad Opzione Donna e APE sociale
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Non mancano novità nella Legge di Bilancio per il capitolo previdenziale. Una vera sorpresa pensioni nella Legge di Bilancio è uscita fuori. E tira dentro due misure che sembravano in procinto di essere confermate nella manovra e che invece non ci saranno più. Parliamo di APE sociale e Opzione Donna, che di fatto il Governo ha deciso di cessare nel 2024. Niente più pensione a 58, 59 e 60 anni, anche se solo per invalide, caregives, disoccupate o alle prese con aziende con tavoli di crisi aperti al Ministero. Opzione Donna viene inglobata nel Fondo che assorbirà anche l’APE sociale. Ed anche per quest’ultima misura, non senza novità. Infatti aumentano i contributi previdenziali richiesti per alcune categorie di beneficiari della misura.
Il nuovo Fondo per gli ex beneficiari dell’APE sociale e per le donne
Quindi da due misure ad una sola, ma con requisiti differenti in base al genere. Infatti, stando alle parole che la Premier Meloni ieri ha detto, le donne potranno uscire dal lavoro nel 2024 a 63 anni con 35 anni di contributi con questa nuova misura che di fatto sostituisce Opzione Donna. Nessuna distinzione di platea per le lavoratrici. Basterà arrivare a quella età e quella carriera contributiva. Per gli uomini invece, resta la possibilità di pensionarsi a 63 anni con 36 anni di contributi. Ma solo per lavoro gravoso, invalidità, disoccupazione o per chi assiste parenti stretti conviventi e disabili gravi. E se per il lavoro gravoso non cambia nulla, diverso il caso dei disabili, dei caregivers e dei disoccupati. Per loro l’APE sociale prevedeva la pensione a 63 anni con 30 anni di contributi. Adesso alla stessa età ne servirebbero 36 di anni di versamenti.