Ormai è divenuto un gesto talmente abituale, che lo vediamo spesso anche in televisione.
File di persone in attesa della vaccinazione e relative procedure.
Ma è destinato a divenire ancora più abituale, a seguito dell’accordo per consentire a determinati soggetti di effettuare le vaccinazioni anti Covid.
La strategia pensata è quella di ampliare le categorie abilitate a praticare la vaccinazione, in modo da consentire di raggiungere nel più breve tempo possibile un maggior numero di persone.
In particolare, si è pensato alle somministrazioni del vaccino presso i medici di base e le farmacie.
Ma ci sono solo aspetti positivi di una tale strategia? Oppure una vaccinazione da parte di chi non è medico o infermiere potrebbe presentare risvolti anche pericolosi ed inaspettati?
Somministrazione del vaccino presso le farmacie: quali problematiche?
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Le problematiche che possono presentarsi sono, in effetti, diverse.
Alcune riconducono ad aspetti meramente organizzativi e non riguardano la sicurezza del soggetto vaccinato, ma altre sì.
Sarebbe quindi opportuno che, ancora una volta, il cittadino fosse bene informato, prima di decidere di farsi vaccinare in una farmacia.
Ma procediamo con ordine.
Problematiche organizzative
Non tutte le farmacie aderiranno all’iniziativa. L’attività principale di una farmacia, ovviamente, è la commercializzazione dei farmaci e spesso non esistono neppure locali idonei alla somministrazione di un vaccino. Infatti questo è uno dei requisiti previsti dal protocollo che bisognerà seguire.
Ma i problemi realmente gravi riguardano un altro aspetto.
Occorre infatti considerare che, in base alla normativa sinora vigente, solo medici ed infermieri erano abilitati ad effettuare una iniezione intramuscolare, che è la procedura che si segue per somministrare il vaccino.
Invece con l’accordo che si va attuando anche i farmacisti saranno autorizzati a farlo, dopo un apposito corso.
Ma quali sono i principali rischi che si potrebbero correre?
Intanto, a proposito di tale accordo, va richiamato che anche il generale Figliuolo ha dichiarato la presenza di possibili rischi incrementali, quando ha parlato di un aumento notevole di benefici, a fronte di un incremento limitato del rischio.
Probabilmente il generale Figliuolo ha pensato ad un particolare tipo di rischio.
Infatti i rischi collegati alla somministrazione del vaccino da parte di chi, nonostante i corsi seguiti, non può certamente avere l’esperienza di un medico o di un infermiere professionista, sono sostanzialmente di due tipi. Collegati ad eventuali reazioni avverse e dall’altra parte collegati, più genericamente, all’iniezione.
Probabilmente Figliuolo ha considerato essenzialmente i primi, quelli connessi alla possibilità di reazioni avverse.
Il primo tipo di rischio: possibili reazioni avverse
Che possano verificarsi reazioni avverse post vaccinazione è ormai questione ampiamente dibattuta, ed anche l’azienda farmaceutica AstraZeneca l’ha riconosciuto, aggiornando il foglietto illustrativo del suo vaccino, come indicato in questo articolo.
Proprio anche per questo motivo sinora la legge ha riservato un certo tipo di operazione medica ai sanitari, medici o infermieri.
Non basta, infatti, saper effettuare correttamente un’iniezione, ma anche sapere cosa fare nel caso di gravi eventi, come le reazioni anafilattiche.
Ed un conto è averlo imparato in un corso, ben altro conto è farlo in pratica.
Il protocollo, secondo le prime indicazioni, prevede che il farmacista possa iniettare determinate sostanze, come l’adrenalina o altre ancora, in attesa che arrivino i soccorsi, dopo aver chiamato il 118. Ma probabilmente, come mi diceva un mio amico medico in questi giorni, solo il medico, e al massimo l’infermiere, saprebbe gestire con la dovuta perizia il cosa fare e come farlo.
Un errore, e il soggetto potrebbe morire.
Sarà anche per tale motivo, che si pensa ad una depenalizzazione per gli operatori che somministreranno il vaccino?
Ma chi pensasse solo a questa tipologia di rischio sbaglierebbe, e non poco, vediamo perché.
I rischi delle iniezioni intramuscolari
Non vi sono solo i rischi collegati al tipo di sostanza iniettata, possibili, anche se rari.
Anche a prescindere dalla sostanza iniettata, possono essere molto più frequenti alcuni rischi causati, in quanto tale, dall’iniezione, che possono anche provocare la morte.
Vediamo i principali:
- Ematoma;
- Formazione di un ascesso, a fronte del quale è necessaria una terapia medica, ma a volte anche chirurgica. Gli ascessi possono fistolizzare e la lesione può diventare grave;
- Fascite necrotizzante, una situazione grave, porta ad un danno mutilante che può portare anche al decesso;
- Danno nervoso.
Ci domandiamo se un farmacista, nel corso che farà, sarà messo a conoscenza di tutte queste problematiche ed in condizione di attuare gli interventi d’emergenza, eventualmente richiesti quanto meno al fine di limitare i possibili danni.
Vediamo, ad esempio, cosa professionalmente si dovrebbe fare, per evitare determinati eventi dannosi, con la “Manovra di Lesser”.
Manovra di Lesser
Esiste un rischio sempre presente, non così raro, quello di toccare un vaso sanguigno.
Prima regola che si insegna in molte facoltà universitarie ancora oggi è la seguente. Appena inserito l’ago nel muscolo e prima di iniettare il farmaco, provare ad aspirare per verificare se abbiamo sfortunatamente toccato un vaso sanguigno. Se fuoriesce del sangue, è necessario buttare via ago e siringa e ricominciare da capo.
Non sempre questa pratica viene seguita, anche perché tende a rendere maggiormente dolorosa l’iniezione.
Dipende quindi dall’esperienza del singolo operatore decidere come procedere, scegliendo tra le diverse opzioni operative.
Tutte queste problematiche, come si nota, esprimono bene la realtà che ho inteso rappresentare in questo articolo.
Anche una banale iniezione potrebbe comportare più problemi di quelli cui comunemente si pensa. E non è detto che chi la pratica abbia la necessaria preparazione, in relazione a tutti gli eventi che possono verificarsi.
L’intento è quello di informare il cittadino anche su aspetti meno noti, su cui gli organi di informazione e gli enti competenti, a quanto pare, non prestano sempre una comunicazione sufficiente e capillare.
Proprio perché è convinzione di chi scrive che anche in questi tempi di grave emergenza, vada sempre rispettato il diritto del cittadino ad una corretta informazione e che chi si sottopone a vaccinazione debba prima essere informato di tutti i possibili rischi.
Diversamente verrebbe violato il diritto al cosiddetto consenso informato.
A cura di Gian Piero Turletti, autore di “Magic Box” e “PLT“