Nel 2022 diventa operativa la riforma delle pensioni che impone di rimanere al lavoro fino a 67 anni. Un bell’allungamento dell’età pensionabile a fronte del quale solo APE sociale e Quota 41 salvano questi lavoratori da 5 anni in più di fatiche.
La situazione attuale
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Adesso si può andare in pensione con la cosiddetta Quota 100, cioè con 62 anni compiuti e 38 di contributi. Ma questo trattamento finisce tra pochi mesi, a fine 2021. Dal 2022 chi vorrà andare in pensione dovrà aver compiuto 67 anni. Ben 5 anni in più in un solo gradino del maxi scivolo.
L’ultima opportunità prima che scattino 5 anni in più di lavoro
Solo APE sociale e Quota 41 salvano questi lavoratori da 5 anni in più di fatiche.
Cos’è Quota 41
È una possibilità prevista per i caregiver, ossia i prestatori di cure. È considerato caregiver chi assiste un familiare che ha un handicap grave riconosciuto dall’ASL. La gravità dell’invalidità è descritta dalla legge 104 del 1990.
I requisiti del caregiver
Il soggetto che vuole avvalersi del regime Quota 41 deve assistere il familiare disabile da almeno 6 mesi. L’assistito deve essere il coniuge o un parente di primo grado. Può anche trattarsi di un parente o affine di secondo grado se il coniuge o il genitore del disabile abbiano più di 70 anni o siano anch’essi disabili.
Altro requisito per il caregiver
Oltre ad assistere un parente disabile il soggetto che vuole andare in pensione anticipata deve avere cominciato a lavorare prima dei 19 anni. In particolare, aver versato almeno 12 mesi di contributi prima di aver compiuto i 19 anni di età.
Cos’è l’APE sociale
È la possibilità offerta a coloro che assistono un disabile di gravità massima, sempre con riferimento alla Legge 104 del 1990. Occorre però aver maturato ben 30 anni di contributi. L’APE sociale non è una vera forma di pensione, ma un assegno di accompagnamento che non può superare euro 1.500 al mese.