La rivalutazione delle pensioni è una prassi che si ripete ogni anno per via dei dati ISTAT sulla rivalutazione degli assegni. Ma è il meccanismo di rivalutazione quello che deve essere meglio capito per spiegare agli interessati che tra inflazione provvisoria ed inflazione definitiva, si maturano già fissi gli arretrati dell’anno precedente.
Ad esclusione dell’APE sociale, la cui prestazione non si indicizza al tasso di inflazione, le altre prestazioni erogate dall’INPS seguono l’aumento del costo della vita in misura proporzionale. Ed in base all’importo delle pensioni che già i pensionati percepiscono.
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La rivalutazione delle pensioni è un argomento caldo anche perché molti dei soldi che il Governo ha stanziato per la Legge di Bilancio per le pensioni (circa 4 dei 40 miliardi della manovra), si spenderanno per rivalutare gli assegni. Va detto che nel 2023 la rivalutazione doveva essere dell’8,1%, mentre è stato applicato il tasso del 7,3%. Significa che questa differenza è già a credito dei pensionati. Naturalmente seguendo le fasce di rivalutazioni oggi applicate e forse da variare proprio con la manovra di fine anno. Nel 2023 la rivalutazione ha seguito lo schema:
- pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo INPS (circa 2.100 euro lordi al mese): 100% del 7,3%;
- pensioni fino a 5 volte il trattamento minimo (circa 2.625 euro lordi al mese): 85% del 7,3% ed aumento del 6,2%;
- trattamenti sopra 5 e fino a 6 volte il trattamento minimo (circa 3.150 euro lordi al mese): 53% del 7,3% ed aumento del 3,8%;
- pensioni fino a 4.200 euro lordi (8 volte il trattamento minimo): 47% del 7,3% con aumento pari al 3,4%;
- pensioni fino a 10 volte il trattamento minimo (più o meno fino a 5.250 euro lordi al mese: 37% del 7,3% e aumento del 2,7%;
- trattamenti più alti: 32% del 7,3% con aumento del 2,3%.
La rivalutazione del 2024, ecco le ipotetiche cifre
In attesa dei dati definitivi ISTAT, la rivalutazione del 2024 dovrebbe essere compresa in una forbice tra il 5,5% e il 6%. Attualmente si parla del 5,3%, ma i dati definitivi devono ancora arrivare. Rimanesse questa aliquota, oltre allo 0,8% della differenza tra l’8,1% ed il 7,3% del 2023, i pensionati godrebbero dei seguenti aumenti:
- 1.000 euro di pensione, indicizzazione piena e 53 euro di aumento;
- 1.500 euro di pensione, 80 euro circa di aumento;
- 2.000 euro di pensione, 106 euro di aumento;
- 2.500 euro di pensione, 128 euro circa di aumento;
- 3.000 euro di pensione, 142 euro circa di aumento.
Calcoli questi come dicevamo, ancora ipotetici, frutto di una indicizzazione teorica e non ancora ufficializzata in primo luogo dai dati definitivi ISTAT sull’inflazione. E poi dall’INPS con le canoniche circolari.