Le malattie autoimmuni, come ben sappiamo, sono delle patologie caratterizzate da un’errata reazione del sistema immunitario. Quest’ultimo, infatti, in particolari condizioni, attacca e distrugge tessuti sani dell’organismo, riconoscendoli come estranei.
Attualmente, si conoscono decine di malattie autoimmuni che potrebbero interessare, ad esempio, i vasi sanguigni, le articolazioni, i muscoli e altri tessuti. In questo articolo parleremo della cirrosi biliare primitiva, una patologia legata al fegato, caratterizzata da un’infiammazione cronica dei dotti biliari. Secondo alcuni studi, anch’essa è una malattia autoimmune, causata da un’errata reazione del sistema immunitario che, non riconoscendo le cellule dei dotti biliari, le aggredisce distruggendole. Con il passare del tempo, se questo disturbo non viene curato, la malattia potrebbe evolversi progressivamente verso l’insufficienza epatica o la cirrosi. Vedremo, dunque, sintomi e diagnosi e quali sarebbero le possibili terapie.
Le cause principali della cirrosi biliare primitiva e come si sviluppa
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Ad oggi, le cause scatenanti di questa malattia non sono del tutto chiare. Come già anticipato, però, probabilmente si tratta di una reazione erronea del sistema di difesa del nostro organismo.
Tuttavia, possiamo certamente spiegare in che modo la cirrosi biliare primitiva si origina e come si sviluppa. In poche parole, il fegato, tra le tante funzioni che svolge, ha il compito anche di produrre la bile. Quest’ultimo è un liquido, di colore giallo-verdastro, che favorisce la digestione e l’eliminazione della bilirubina, del colesterolo in eccesso e di altre sostanze. La bile, prima di essere rilasciata nell’intestino tenue, passa dal fegato alla cistifellea, attraversando i dotti biliari.
In caso di cirrosi biliare primitiva, i dotti biliari si infiammano sfavorendo il corretto transito della bile dal fegato all’intestino. Man mano che quest’infiammazione si acuisce, si sviluppa una rete di tessuto cicatriziale, detta fibrosi, che lentamente sostituisce il tessuto epatico stesso. Questo processo, come già detto in precedenza, potrebbe portare ad una cirrosi epatica o di un’insufficienza epatica.
Sintomi e diagnosi e quali sarebbero le terapie di questa malattia
Negli stadi iniziali, la cirrosi biliare primitiva potrebbe essere asintomatica o manifestare qualche lieve disturbo. Tra i sintomi più comuni abbiamo: stanchezza, prurito, secchezza degli occhi e della bocca, dolori alle articolazioni e all’addome, insonnia e vertigini quando ci si alza in piedi.
Col progredire della malattia, invece, potrebbero manifestarsi gonfiore agli arti inferiori, accumulo di liquido nella pancia, ittero, urine scure e feci pallide, o sanguinamento. Inoltre, potrebbero anche formarsi depositi di grasso nella pelle, nelle mani, nei piedi, sui gomiti, sulle ginocchia, o sotto le palpebre.
Nel caso in cui il medico sospetti una cirrosi biliare primitiva, potrebbe prescrivere al paziente:
- degli esami del sangue, in particolare i test di autoimmunità per cercare gli anticorpi AMA e ANA;
- ecografia dell’addome superiore;
- TAC all’addome con mezzo di contrasto;
- risonanza magnetica dell’addome.
Per rallentare il più possibile il danno al fegato e per ridurre i sintomi, invece, il medico potrebbe prescrivere dei farmaci a base di acido ursodesossicolico o acido obeticolico. Oppure, delle terapie mirate per contrastare il prurito, il senso di affaticamento e la secchezza della bocca e degli occhi.
Dopo aver analizzato sintomi, diagnosi e quali sarebbero le terapie della cirrosi biliare primitiva, è importante anche capire quali sono gli aspetti da modificare del proprio stile di vita. Infatti, sarebbe necessario:
- smettere di fumare e diminuire il consumo di alcolici;
- svolgere regolare attività fisica;
- mantenere il giusto peso forma;
- evitare farmaci che possano danneggiare il fegato.
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