Passi avanti della ricerca per evitare i danni cerebrali causati dall’ictus ischemico. Nuove cure e riabilitazione si muovono insieme per migliorare le condizioni dei pazienti. Ecco come.
L’ischemia cerebrale è una condizione per la quale il cervello non riceverebbe abbastanza sangue da soddisfare i bisogni metabolici. La mancanza di ossigeno causerebbe la morte dei tessuti cerebrali creando danni di grossa entità e portando anche alla morte. L’ischemia può essere transitoria quando il flusso di sangue si interrompe provvisoriamente, oppure permanente quando l’interruzione è prolungata nel tempo.
Gli interventi terapici per questo tipo di problema stanno aumentando di anno in anno. Dalla Cina è arrivato il metodo per allungare la finestra temporale in cui intervenire con i farmaci salvando la vita di molte persone. Si utilizzerebbe l’intelligenza artificiale che permetterebbe ai medici di stabilire la cura adatta per il paziente. Passare da 6 ore a 24 significa molto per i medici che quando si trovano ad affrontare una malattia simile sanno che il tempo è determinate. Più che in moltissime altre patologie.
Una proteina che fa molti danni
Indice dei contenuti
Si può guarire dall’ischemia cerebrale e questo è reso possibile dalle numerose ricerche che hanno portato alla nascita di medicinali molto efficaci. Nelle fatidiche 6 ore successive all’episodio ischemico sarebbe possibile diminuire del 50% il danno cerebrale. L’Università di Torino ha lavorato sulla proteina MKK7 che causerebbe la morte dei neuroni, sintetizzando un inibitore utile a tenere sotto controllo gli effetti di questa proteina. La sperimentazione clinica torinese sta creando nuove prospettive in materia per fare in modo che il deficit conseguente sia inferiore e che la riabilitazione abbia maggiori possibilità.
Quando il tessuto cerebrale viene colpito, l’aspettativa di vita del paziente sarebbe di 5 anni. La riabilitazione potrebbe durare settimane, mesi o più di un anno, a seconda della gravità dell’episodio. Gli esercizi dovrebbero essere svolti regolarmente nel tentativo di migliorare le funzioni colpite. Le ischemie si presentano con sintomi quali intorpidimento degli arti o del viso che durano da pochi minuti fino alle 24 ore. Quando si hanno periodi più lunghi si parla più precisamente di ictus.
Si può guarire dall’ischemia cerebrale grazie ai passi avanti della ricerca
Studi importanti effettuati dall’Università Cattolica di Roma hanno portato a stabilire che anche una stimolazione non invasiva potrebbe portare a un recupero motorio dopo l’ictus. La stimolazione transcranica a corrente diretta sarebbe indolore e andrebbe affiancata alla riabilitazione neuromotoria standard che si effettua in seguito agli ictus ischemici. Si accorcerebbero in questo modo i tempi di recupero e le terapie sarebbero potenziate. La cura prevede la stimolazione 3 giorni dopo l’ictus ischemico per 20 minuti e per 3 giorni consecutivi. L’utilizzo delle nuove terapie da affiancare a quelle tradizionali apre diverse strade per il trattamento di queste problematiche complesse.
Il regime dietetico è inizialmente rigido, in seguito l’elemento più importante sarebbe l’eliminazione di cibi ad alto contenuto salino. Anche l’attività fisica è fondamentale. Le sessioni di riabilitazione e allenamento potrebbero durare anche 60 minuti e potrebbero essere necessarie anche 7 giorni a settimana. La strada da percorrere è lunga ma la ricerca mondiale si aggiorna periodicamente e l’Italia, da questo punto di vista, è sempre in prima linea.