’Inps sbaglia a corrispondere una prestazione, è possibile ricorrere alla denuncia per ottenere quanto spetta al contribuente? In quali casi è lecito procedere in questa maniera? Di seguito vi proponiamo un possibile iter da seguire per fare ricorso all’Inps e rivendicare il proprio diritto.
I contribuenti spesso si affidano alla oculata e attenta gestione dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale per tutto ciò che concerne le indennità, i sussidi e le pensioni. Tuttavia, è possibile che in alcuni calcoli si insinui un errore che va a tutto svantaggio del malcapitato destinatario. In questi casi, molti si domandano: si può denunciare l’Inps per errori? Ebbene, la procedura da seguire potrebbe variare da caso a caso. Tuttavia, esistono delle generali linee-guida utili per richiedere una revisione della propria situazione.
Cosa fare quando l’Inps sbaglia?
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A volte si tratta una indennità Naspi o dell’assegno di pensione più bassi del previsto. Altre volte di indennità calcolata male. Altre volte ancora l’Inps respinge la domanda di pensione con grande stupore del richiedente. In tali occasioni, non è da escludere il verificarsi di un errore da parte dell’Inps a cui il contribuente potrebbe fare ricorso.
Si può denunciare l’Inps per errori? Nel caso in cui il contribuente riscontri un evidente errore di calcolo o di attribuzione, potrebbe per prima cosa presentare un ricorso amministrativo preliminare. Si tratta di una richiesta di riesame vincolante la cui decisione di accoglienza spetta solitamente all’Inps stesso. In tale occasione, è possibile che il riesame porti ad un esito negativo. Soltanto dopo tale tipo di ricorso, di esito evidentemente negativo, si potrà procedere ad intentare una vera e propria azione giudiziaria.
Come procedere al ricorso amministrativo
Immaginiamo il caso di un pensionato a cui l’Inps abbia riconosciuto un assegno di pensione di importo più basso rispetto al previsto. In tal caso, quest’ultimo cosa dovrebbe fare per avviare il ricorso amministrativo?
Per prima cosa, è utile sapere che il ricorso amministrativo è ammissibile entro il termine di 90 giorni da:
- data di ricezione (timbro postale) dell’atto amministrativo che si intende impugnare;
- dal 121° giorno successivo a quello in cui il contribuente ha presentato la domanda di sussidio o altro.
Perché si abbiano buone possibilità che l’Inps accolga il ricorso amministrativo, è bene indicare le ragioni a sostegno del riesame richiesto ed allegare la documentazione necessaria.
Quando è possibile intraprendere una azione giudiziaria
In caso di rigetto del ricorso amministrativo, allora il contribuente potrà eventualmente procedere ad un’azione giudiziaria.
Inoltre, è bene ricordare che ci si può rivolgere ad un giudice soltanto quando il ricorso amministrativo è stato rifiutato o l’Istituto non si sia pronunciato in merito alla propria richiesta.
In alcuni casi, è possibile anche che il contribuente non proceda al ricorso amministrativo in prima battuta, ma avvii un procedimento giudiziario da subito. Nello specifico, questi casi si verificano quando:
- si richiede un provvedimento di urgenza;
- per le opposizioni alle cartelle di pagamento;
- la domanda riguarda un giudizio già pronunciato dalla P.A. senza che la persona interessata abbia ricevuto comunicazione;
- l’interessato rilevi errori di calcolo sulle prestazioni previdenziali;
- la controversia concerne l’interpretazione da attribuire ad una disposizione di legge.
Questo è quanto possibile fare per opporsi alle disposizioni dell’Inps. In questi casi, è sempre preferibile affidarsi ad un consulente legale esperto.