Le pensioni in Italia vengono liquidate dall’INPS con due differenti modalità. Tutto dipende dal tipo di pensione che si va a richiedere. Esistono misure che prevedono finestre di uscita diverse le une dalle altre. E ci sono altre misure che invece decorrono immediatamente. Un caso unico nel sistema pensionistico riguarda la pensione con Quota 97,6 per gli usuranti e i notturni. Una misura che prevede l’uscita a partire dai 61 anni e 7 mesi di età, ma occorre un adempimento molti mesi prima per evitare di perdere soldi e mensilità di pensione.
Si perdono fino a 3 mesi di pensione se non si presenta domanda entro il primo maggio pur avendo diritto all’uscita oltre 5 anni prima dei 67 anni
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In barba a qualsiasi diritto maturato, c’è una prestazione pensionistica che mette i richiedenti di fronte al rischio di perdere mesi di pensione. La pensione per gli usuranti e per i notturni viene erogata dall’INPS a chi completa almeno 61 anni e 7 mesi di età, almeno 35 anni di contributi versati e la Quota 97,6, dove sono valide anche le frazioni di anno (i mesi di lavoro o di età). Una misura particolare perché completando età e contributi, dal momento che la somma matematica di 61,7 anni di età e 35 anni di contributi da 96,7 e non 97,6, non si va in pensione. Ma le stranezze per la pensione usuranti, non sono solo queste.
Per esempio, la decorrenza della prestazione. Per chi completa età, contributi e Quota 97,6 nel 2023, tra gennaio e dicembre dell’anno venturo, occorre presentare una domanda già oggi. Le regole prevedono che perfino il lavoratore che completa il diritto alla pensione per usuranti a dicembre 2023, deve presentare una domanda all’INPS entro il primo maggio del 2022. Ben 19 mesi prima. Una pretesa che sa di assurdo. Si chiede in pratica ad un lavoratore, di arrivare a capire che a distanza di più di un anno avrebbe la possibilità di andare in pensione.
Perché la domanda di certificazione del diritto alla pensione è fondamentale
La domanda che necessariamente un lavoratore che pensa di completare i requisiti per lo scivolo usuranti nel 2023 deve produrre all’INPS è quella certificativa. Si chiama domanda di certificazione del diritto. In altri termini, una istanza con cui si chiede all’INPS di mettere nero su bianco il proprio diritto alla pensione.
L’importanza della domanda ha due motivazioni. La prima riguarda calcoli interni dell’INPS. Infatti la misura ogni anno viene finanziata con delle risorse che non sono interminabili. Lo Stato mette nel piatto dei soldi da destinare a quanti potrebbero andare in pensione con lo scivolo usuranti. Chi presenta l’istanza certificativa in ritardo, potrebbe finire fuori dalle risorse disponibili con conseguente ritardo nella liquidazione della pensione. Ma è la cosa meno grave questa, visto che poi si avrebbe diritto agli arretrati.
Si perdono fino a 3 mesi di pensione per l’altro motivo che rende l’istanza importante. La presentazione della domanda oltre il primo maggio espone a penalità i richiedenti. Chi presenta la domanda dopo il primo maggio ma entro il primo giugno, perde un mese di pensione. Chi presenta domanda entro il 30 settembre perde due mesi di pensione. Invece chi la presenta ancora oltre, perde tre mesi di prestazione. Chi doveva andare in pensione a dicembre 2023 così, potrà accedervi solo a marzo 2024.