Spesso si sente parlare del contratto di affitto. Quello che comunemente conosciamo come contratto di affitto in realtà si chiama locazione ad uso abitativo. È un contratto molto diffuso in Italia ed è utilizzato da moltissime persone. Oltre ad essere diffuso, questo accordo costituisce un investimento ed un impegno rilevante soprattutto per l’inquilino. È meglio, allora, informarsi riguardo i propri diritti per evitare abusi e brutte sorprese.
Intanto è importante sapere che il contratto di locazione ad uso abitativo deve contenere obbligatoriamente alcuni elementi. Intanto le generalità dei contraenti, la descrizione dell’unità abitativa e i dati catastali. Non solo, ma anche la quantificazione del canone e la durata della locazione.
Si pensa che sia diritto del padrone di casa tenere questo comportamento scorretto, ma in realtà la legge lo vieta e il canone d’affitto non è più dovuto
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La legge, poi, prevede la nullità di tutta una serie di clausole che possono sembrare legittime, ma sono del tutto abusive. Ad esempio, la clausola che prevede la risoluzione del contratto in caso di vendita dell’immobile, oppure la clausola che prevede un canone al di sopra di quello posto dagli accordi territoriali. E altre clausole ancora. Oltre a questo, la legge e la giurisprudenza hanno nel tempo precisato i comportamenti che il proprietario di casa può tenere legittimamente.
Ad esempio, molti pensano che il proprietario possa entrare liberamente nell’appartamento affittato ma di sua proprietà. In realtà la legge vieta severamente questo tipo di comportamento e prevede delle sanzioni. Allo stesso modo si pensa che sia diritto del padrone di casa anche richiedere il pagamento del canone d’affitto quando voglia. In realtà, la Corte di Cassazione, con la sentenza 16743 del 2022, ha spiegato che questa pretesa è del tutto vietata. Non solo, ma determina la perdita del diritto del proprietario al pagamento del canone.
Il comportamento abusivo del proprietario
Il caso esaminato dai giudici era quello di un’impresa che aveva locato ad uso abitativo un immobile. Dal 2004 al 2013 l’azienda non aveva mai chiesto il canone di locazione all’inquilino. Solo nel 2014 gli intimava il pagamento di tutti i canoni arretrati, quantificandoli in oltre 200.000 euro. La Corte di Cassazione ha ritenuto questo comportamento del tutto abusivo.
Infatti, ha spiegato che non richiedere il canone di locazione per molti anni crea un affidamento dell’inquilino rispetto alla remissione del debito del canone. Se dopo molti anni il proprietario dovesse chiedere all’affittuario tutti i canoni non pagati, questo comportamento sarebbe scorretto. Violerebbe, più esattamente, il principio di buona fede contrattuale. Per questo la Corte ha dato ragione all’inquilino. Ha ritenuto il comportamento del proprietario abusivo e ha affermato che nulla gli spettava a titolo di canone. Questo per tutto il periodo in cui il proprietario non lo aveva richiesto.
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