Si sono svolti a Roma, lo scorso 15 dicembre, i lavori della “Sessione ulteriore” relativa al XXXV° Congresso nazionale forense, sul tema “Un nuovo ordinamento per un’Avvocatura protagonista della tutela dei diritti nel tempo dei cambiamenti globali” con un ricco panel di interventi, volti non solo a presentare lo stato dell’arte, ma soprattutto ad offrire una visione che consenta di costruire una prospettiva concreta per la professione, nel prossimo futuro.
L’intervento del Presidente del Consiglio Nazionale Forense, Francesco Greco
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“L’obiettivo – ha detto Greco – è valorizzare e rafforzare ruolo e funzione dell’Avvocatura istituendo, all’indomani del Congresso Nazionale, un tavolo unitario dell’avvocatura per sviluppare i temi oggetto delle mozioni approvate, da tradurre in una proposta organica di riforma, da presentare a Governo e Parlamento, della nostra legge professionale che dia risposte puntuali agli avvocati e agli aspiranti tali e che riguardi tutti gli ambiti di attività, a partire dal gender pay gap, dei prossimi decenni”.
L’appello di Mario Scialla (Organismo congressuale forense) ai giovani avvocati: “Resistere nell’interesse della professione”
Mario Scialla, coordinatore dell’Organismo Congressuale Forense, consapevole di uno scenario che mostra un forte calo di appeal, verso nuovi accessi alla professione, così esordisce: “Ai giovani che soffrono questi momenti chiedo di resistere nell’interesse della professione. Ci saranno ancora dei sacrifici da fare, ma la salita terminerà presto”. E’ questo il senso dell’appello rivolto ai giovani avvocati, di fronte ai numeri che testimoniano il calo dei candidati alla prova scritta della sessione di esami 2023 per l’accesso alla professione di avvocato: si è passati dai circa 26 mila aspiranti avvocati del 2021 a meno di 10 mila i candidati che il 12 dicembre 2023 hanno affrontato la prova: un crollo, in appena due anni, del 60 per cento”.
Le sfide dell’intelligenza artificiale
Nel corso del suo intervento Scialla si è inoltre soffermato su vari temi che interessano l’Avvocatura, tra i quali quello dell’impatto prodotto dalle nuove tecnologie sulla professione. “L’Intelligenza Artificiale non è più un’ipotesi, ma è già realtà. Non è un fenomeno che controlliamo noi e dobbiamo dunque essere attrezzati”, ha spiegato, “Tutti i congressi che abbiamo tenuto fino a oggi sono stati un laboratorio straordinario di idee su questo campo. L’approccio deve essere senza pregiudizi. Noi abbiamo alle spalle i diritti dei cittadini. Per questo non dobbiamo essere precipitosi. Se rivoluzione deve essere, che sia una rivoluzione veramente democratica”.
La crisi della giustizia
Nel corso del suo intervento Scialla ha, quindi, affrontato anche le problematiche inerenti il portale telematico penale, per poi soffermarsi sulla condizione attuale della giustizia. “Noi viviamo una crisi peggiore degli anni precedenti”, ha spiegato, “Perché oltretutto è subdola. Passa il messaggio che i numeri sono diminuiti e che i processi sono diminuiti. Invece non è così. Il cittadino non ha più i soldi per andare dal professionista e soprattutto teme la giustizia. Quello che avviene nei tribunali civili è qualcosa di indescrivibile. Nell’articolo 1 del codice deontologico c’è scritto che noi siamo tenuti alla tutela della difesa in ogni sede. Come la esercitiamo? Dal computer alzando la manina? Può essere questo l’avvocato del futuro? E’ una condizione inaccettabile”.
La riforma Cartabia
Scialla ha, infine, ricordato le osservazioni fatte alla Riforma Cartabia. “Abbiamo fatto una scelta di grande responsabilità”, ha ricordato, “Siamo scesi in trincea. Abbiamo aiutato l’avvocatura e abbiamo partecipato ai tavoli tecnici. Se noi andassimo a intervistare un collega in aula ci direbbe che la Cartabia non è in grado di risolvere i processi in aula. E’ un’amnistia mascherata. Anche a scapito dei più deboli. Nessuna riforma procedurale è a costo zero. La stiamo pagando da anni”. Scialla è intervenuto anche sulla riforma del processo penale. “Un punto quello del cautelare che vede l’organico passare da un magistrato a tre”, ha concluso, “Abbiamo fatto un calcolo: servirebbero circa 300 magistrati, che sono più o meno quelli che sono dislocati al Ministero”.
L’intervento del Presidente della Cassa forense, Valter Militi
“In un mondo che cambia velocemente, anche l’Avvocatura deve gestire il cambiamento senza esserne travolta – ha osservato Militi -, poichè viviamo ancora una drammatica crisi economica, dovuta principalmente a pandemia e conflitti bellici, che sta provocando forti squilibri nel tessuto economico-sociale del Paese, e la categoria risente pesantemente di questa situazione. Il percorso parte dalla nostra capacità di riscrivere l’ordinamento professionale, tema centrale del Congresso: nuove regole da condividere per rilanciare, con determinazione, il fondamentale ruolo dell’Avvocato nella società. Alla nostra Cassa spetta il compito di contribuire al dibattito e sostenere, con politiche attive, i colleghi, in particolare nelle situazioni di fragilità, sì da favorirne la crescita. La costruzione di un nuovo modello di avvocatura, accompagnato da un adeguato welfare, è l’obiettivo congressuale che vorremmo raggiungere”.
La conclusione del Presidente dell’Ordine degli avvocati di Roma, Paolo Nesta
“Vogliamo e dobbiamo rendere l’Avvocatura nuovamente protagonista sulla scena politica, sociale e vorrei dire anche culturale di questo Paese, perché tutelare e rappresentare i diritti dei cittadini non può essere considerato solo un vezzo da cultori della materia – ha concluso Nesta – ma questo può e deve essere il vero obiettivo del Congresso ulteriore dell’Avvocatura italiana, un risultato che possiamo raggiungere innanzitutto scrivendo tutti insieme, come recita il titolo stesso dell’evento, il nuovo ordinamento della nostra professione in questo tempo di cambiamenti globali”.