Sembrerà di vincere alla lotteria vendendo questa moneta da 20 lire che qualsiasi collezionista vorrebbe per sé

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Il collezionismo di monete è un settore in grande spolvero che negli ultimi anni sta intercettando l’interesse di tantissime persone. Sempre più appassionati, infatti, sono affascinati dalla numismatica, soprattutto quella italiana.

Nel territorio italico, però, come ben sappiamo, coesistono vari Stati indipendenti, come quelli del Vaticano e di San Marino. Quindi, se dobbiamo parlare di numismatica, bisogna tener conto anche di questi due Stati e del loro rapporto con l’Italia. In questo articolo concentreremo la nostra attenzione in particolare sulla storia della numismatica di San Marino che non tutti conoscono.

Numismatica e San Marino

La storia della numismatica di San Marino inizia ufficialmente nel 1862, quando viene siglata con il Regno d’Italia la convenzione monetaria. Grazie a quest’ultima, infatti, lo Stato di San Marino poteva esercitare il diritto di avere delle monete proprie. Queste, però, per circolare liberamente su tutto il territorio italiano dovevano avere lo stesso titolo e peso delle monete oltre confine. Questo principio vale ancora oggi con gli euro, anche se San Marino non fa parte dell’Unione Europea.

Nel corso dei decenni, anche nello Stato di San Marino sono stati coniati degli esemplari estremamente interessanti dal punto di vista numismatico. Ne sono un esempio le particolarissime monete da 20 lire, coniate tra il 1931 ed il 1938, di cui esistono anche delle versioni di prova. Queste ultime, essendo state coniate in pochi pezzi, sono molto ricercate dai collezionisti perché potrebbero valere veramente una fortuna.

Sembrerà di vincere alla lotteria vendendo questa moneta da 20 lire che qualsiasi collezionista vorrebbe per sé

Gli esemplari da 20 lire che vedremo oggi hanno sul dritto tre piume araldiche di San Marino inscritte in una circonferenza. Al di sopra di esse vi è una corona, simbolo della sovranità sammarinese e, in esergo, la scritta “REPVBBLICA DI S. MARINO”. Al di sotto, invece, abbiamo l’indicazione degli autori (E. SAROLDI e A. M. INC) con il valore nominale “L. 20”. Nella parte inferiore della moneta, infine, possiamo notare il fascio con scure, simbolo del potere fascista, posto in orizzontale. A differenza degli esemplari emessi dal 1931 in poi, nella versione sperimentale, che stiamo analizzando in questo articolo, possiamo notare la dicitura “PROVA”.

Sul verso, invece, all’interno di un cerchio troviamo il busto di San Marino che regge e benedice il Monte Titano. Lungo i bordi possiamo notare la scritta “SALVAM FAC REMPVBLICAM TVAM” insieme alla data di coniazione circondata da due rosette a sei petali.

Valore di mercato

Per quanto riguarda, invece, il valore di mercato di questi esemplari, possiamo osservare le cifre raggiunte in alcune aste avvenute negli ultimi anni. Considerando soltanto le monete in FDC, abbiamo quelle del:

  • 1931, 1932 e 1933 battute all’asta per circa 1.000 euro ciascuna;
  • 1935 che potrebbe valere quasi 1.500 euro;
  • 1936 che avrebbe un valore di 700 euro;
  • 1937 che potrebbe valere intorno ai 1.100 euro;
  • 1938 venduta in un’asta per 1.700 euro.

Oltre a queste monete, coniate in 100 esemplari ciascuno, esiste anche un’altra versione di prova, senza anno di coniazione e senza valore nominale. Quest’ultima, coniata in un numero imprecisato di esemplari (comunque pochissimi) potrebbe valere addirittura oltre i 4.000 euro. Quindi, ecco perché sembrerà di vincere alla lotteria vendendo queste preziosissime 20 lire.

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