Continuare a fare ricerca sugli effetti dei medicinali è importante. In questo modo possiamo scoprirne gli effetti collaterali e non parliamo sempre di brutte sorprese. Spesso un farmaco con uno scopo ben preciso può, a latere, portare benefici diversi al nostro organismo. È quello che ha scoperto un gruppo di ricercatori analizzando gli effetti di alcuni farmaci per la pressione alta. Sembra incredibile ma questi farmaci contro l’ipertensione proteggono anche il nostro cervello e rinforzano la memoria, secondo i risultati del loro studio. La ricerca è stata pubblicata sull’autorevole rivista “Hypertension” e riportata dagli esperti della Fondazione Veronesi.
Sembra incredibile ma questi farmaci contro l’ipertensione proteggono anche il nostro cervello e rinforzano la memoria
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Molti farmaci che assumiamo per combattere l’ipertensione non ci proteggono solamente dalla possibilità di ictus e infarto. Avrebbero anche la capacità di proteggere il nostro cervello dalla demenza, rinvigorendone le facoltà cognitive e preservando la memoria. La scoperta arriva da una squadra di ricercatori della Irvine University in California, patrocinata dall’American Heart Association. I ricercatori hanno lavorato analizzando i dati di 14 ricerche precedenti. I dati tenevano conto di ben 12.900 pazienti, provenienti da tutto il Mondo e monitorati nell’arco di 50 anni. Quello che accomunava i pazienti era che tutti avevano la pressione alta.
L’ipertensione è una problematica diffusissima nel Mondo (negli Stati Uniti ne soffre una persona su due). Spesso ne conosciamo gli effetti più visibili: quelli sul corpo. Ma dall’ipertensione scaturiscono anche deficit di tipo cognitivo. Per questo, sottoporsi a una normale terapia contro l’ipertensione porta già benefici sul cervello. Ma quanto scoperto dai ricercatori della Irvine è ancora più importante.
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Lo studio sopracitato ha preso in analisi sette diversi aspetti della sfera cognitiva dei pazienti con ipertensione. Nell’ordine, sono: attenzione, apprendimento, funzione esecutiva, linguaggio, memoria verbale, stato mentale, richiamo e velocità di elaborazione.
I pazienti curati con farmaci non penetranti (che non passano la barriera ematoencefalica) non hanno avuto benefici significativi sotto questi aspetti. Al contrario, quelli curati con farmaci penetranti, come bloccanti del recettore dell’angiotensina e ACE inibitori, sì. Questi ultimi hanno registrato notevoli migliorie soprattutto sotto l’aspetto della memoria verbale.
Tenere a bada la pressione sanguigna serve, dunque, anche a preservare la salute del nostro cervello. Non protegge solo da malattie cardiovascolari, ma anche da degenerazioni delle funzioni cognitive.
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