Daniele Mencarelli vincitore del Premio Strega Giovani 2020 conquista il grande pubblico con il libro “Tutto chiede salvezza”. Il 17 gennaio è attesissima una novità che si preannuncia già di grande successo.
“Tutto chiede salvezza” è un successo editoriale e televisivo che regge per ben otto settimane nella top10 dei titoli della piattaforma Netflix più popolari. Si tratta di uno dei tre libri della trilogia autobiografica di Daniele Mencarelli che riesce a trasformare le difficoltà della sua vita più intima in occasioni di aiuto verso gli altri. Ne viene fuori anche un lavoro che supera gli scaffali delle librerie e il piccolo schermo per farsi voce nelle scuole, a contatto con gli studenti. Una testimonianza che può mettere in salvo tanti giovani. “Fame d’aria” è il nuovo romanzo che esce il prossimo gennaio. Un testo che s’interroga sulle conseguenze, a volte estreme, dell’amore dei genitori verso i figli.
Ci perdoni la schiettezza, ma come Le viene in mente di scrivere di situazioni di disagio mentale?
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«Tutto parte da una militanza personale. Io sono stato quello che racconto attraverso il protagonista di Tutto chiede salvezza. Nelle pagine si ritrova la mia storia vissuta a vent’anni per un’esplosione di rabbia. Una situazione che diede modo al Pronto Soccorso dove mi ero recato di chiedere al Sindaco e al Tribunale di zona la richiesta di TSO (Trattamento sanitario obbligatorio)».
Che storia è?
«È la storia di un ragazzo che si risveglia in un reparto particolare. Ci rimane per una settimana e quello che all’inizio sembra un incubo diventa una grande risorsa. Il protagonista vive una grande confidenza con gli altri pazienti.
Diventerà amico dei suoi compagni di reparto e di stanza in particolare. Si ritrovano tutti insieme su questa nave di pazzi dove la condivisione della propria patologia fa sì che il tutto viene percepito come meno grave di quanto possa sembrare».
Lei scrive: «quei cinque pazzi sono la cosa più simile all’amicizia che abbia mai incontrato». Cosa intende per «pazzo»?
«La verità è che quando parliamo di malattia mentale parliamo di una nebulosa enorme, molto ampia. Si va dal disturbo mentale di tipo ansioso, al panico, alle fobie e ancora altro. Poi c’è tutta la parte della malattia psicotica. Si tratta di un ventaglio molto ampio. In fondo il protagonista riflette anche su questo. Cos’è la malattia mentale oggi. Come cambia il concetto nel tempo». Tutto questo narrare è anche seguitissimo su Netflix e a gennaio torna con un altro romanzo che tiene il pubblico di lettori col fiato sospeso.
È forse innegabile che ci sono realtà o circostanze in cui affrontare la tematica psichica o psicologica risulta meno naturale rispetto ad altri problemi di salute ….
«Sì oggi ci sono delle risacche dove resiste lo stigma della malattia mentale come qualcosa da cui prendere le distanze. Però viviamo anche il rischio di sconfinare nel suo opposto: cioè spesso qualsiasi inquietudine e insoddisfazione per così dire umana viene interpretata come sintomo di una patologia. Il guardare le stelle e l’insoddisfazione umana ci ha permesso di costruire la Conoscenza e interrogarsi su sé e il Mondo non è certo una patologia in quanto tale ma è la grande ricerca che l’uomo ha fatto per crescere in Conoscenza. Non sempre l’inquietudine va portata dallo psicologo»
Attraverso questo racconto Lei cosa vuol dire agli altri? Tra l’altro visita anche alcune scolaresche…
«Io dico chiedete aiuto ma difendete anche un po’ la vostra preoccupazione e leggete chi ha vissuto situazioni analoghe e la sa raccontare come voi magari non riuscite». E lo dice anche tramite il piccolo schermo perché è seguitissimo su Netflix e a gennaio torna in libreria con un romanzo dirompente: Fame d’aria.
Quanto l’aiuta scrivere?
«All’inizio quello che mi ha aiutato fortemente è stato leggere. Trovare poeti, scrittori vicini al mio modo di guardare. La scrittura è arrivata dopo e per sua natura è un gesto di relazione. Nasce per essere d’aiuto a chi la completa e cioè il lettore»
Quali autori l’hanno aiutata di più?
«Il Novecento è un periodo ricchissimo dal punto di vista letterario. Ho letto molto Giorgio Caproni, Ungaretti, Dario Bellezza ma anche Alfonso Gatto e Diego Valeri. Ogni scrittore è prima di ogni cosa un grande lettore».
Seguitissimo su Netflix e a gennaio torna con contenuti diversi e nuovi per grandi e piccini. Di tutta quest’esperienza personale (che ha vissuto in modo più forte da giovane), cosa porta con sé?
«Un repertorio ricco di immagini. Tante scene indelebili, partendo dagli anni Novanta quando i reparti di psichiatria erano nelle viscere degli ospedali e io ho vissuto anche questo. Quando da giovanissimo andavo in Ospedale, attraversavo dei corridoi bui sotterranei e sembrava di percorrere dei gironi infernali. Mi rimane un inventario e un catalogo infinito. Ciò che ho scritto è la testimonianza di queste immagini e sofferenze»
In qualche modo però dalla lettura e dalla scrittura Lei ha tratto vantaggio (psicologico e anche professionale)?
«Si io credo ci siano diverse “lingue” che possono aiutare. La poesia, la filosofia, le religioni, la letteratura. Si tratta di modalità che magari aiutano ad indirizzare o sollevare un po’ certi aspetti psicologici o della personalità che a volte necessitano di un aiuto».
Lei di riflesso è anche tra gli autori della fortunatissima serie TV tratta dal Suo romanzo e ha vinto il Premio Strega Giovani 2020. Sicuramente tanto successo. Cos’è per Lei la felicità?
«Sì per la regia di Francesco Bruni e con Daniela Gambaro e Francesco Cenni abbiamo lavorato alla serie televisiva. Oggi per me la felicità è andare per le scuole e parlare di questi temi. Soprattutto cerco di evidenziare come sia anche nella natura umana vivere certe incertezze, porsi degli interrogativi. Il dolore che va affrontato e (se necessario) curato».
Cosa promette ancora al Suo pubblico?
«Il 17 gennaio esce un nuovo romanzo Fame d’aria che riguarda la sfera della psichiatria e della neuropsichiatria infantile»