Molto spesso quando si vive una relazione intima risulta difficile riconoscere alcuni campanelli d’allarme che indicano che qualcosa non va con il proprio partner. Quando inizia una storia d’amore, infatti, si è emotivamente molto coinvolti e si tende a minimizzare gli episodi di violenza.
Alcuni comportamenti, invece, sono sintomatici di un atteggiamento violento. Inoltre, l’educazione sentimentale che viene impartita alle donne lascia molto spazio ad alcuni stereotipi: “se è geloso, vuol dire che tiene a te” o ancora “se non ti fa lavorare, vuol dire che non vuole farti carico di un ulteriore impegno”.
Innanzitutto è importante rispondere a questa domanda: cos’è la violenza sulle donne?
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La Convenzione di Istanbul del 2011 definisce “la violenza di genere, come qualsiasi violenza diretta contro una donna in quanto tale, o che colpisce le donne in modo sproporzionato”. La violenza maschile sulle donne assume tante e diverse forme, molte delle quali anche non facilmente riconoscibili.
Accanto alla violenza fisica, infatti, gli uomini possono perpetrare violenza psicologica, sessuale, economica e stalking. Purtroppo, e i numeri dei femminicidi parlano chiaro, la violenza di genere è un fenomeno che riguarda tutte le donne. Senza alcuna distinzione di età, estrazione sociale e professionale.
Se si vive questa situazione forse si dovrebbe entrare in contatto con un centro antiviolenza
Ma cosa sono i Centri Antiviolenza? I Centri Antiviolenza sono costituiti da gruppi di donne: operatrici di primo ascolto, assistenti sociali, psicologhe e avvocatesse. Queste donne sostengono, in maniera gratuita e assolutamente riservata, il percorso di fuoriuscita dalla violenza.
Di seguito i campanelli di allarme che fanno capire che è il caso di rivolgersi al Centro Antiviolenza del proprio comune o chiamare il 1522 (Numero nazionale antiviolenza e antistalking).
Controllo: è il caso in cui il partner vuole sapere, sempre, in maniera insistente, cosa si sta facendo, dove ci si trova, con chi si è in compagnia. Se controlla sempre il cellulare della compagna/moglie o richiede o ha direttamente accesso agli account social. Ma anche se si arrabbia quando la partner non risponde subito al telefono. Oppure controlla quando e come la donna spende i soldi o le impedisce di gestire i propri guadagni.
La svalutazione della persona
Possesso: è il caso in cui il marito/compagno impedisce di avere contatti con amiche, colleghe o familiari, adducendo scuse disparate. E ancora: quando il partner impedisce di lavorare, studiare, coltivare qualche hobby; quando ha delle pretese sessuali.
Svalutazione continua: in questo caso il partner, che vuole minare l’autostima della donna, le ripete costantemente che non vale nulla, non è una brava madre. Oppure che non è in grado di occuparsi nemmeno della casa o che se lui la lascia non ci sarà nessuno che la amerà come lui.
Insulti, minacce, ricatti: è il caso in cui il partner minaccia di fare male alla donna, alle persone a lei care e persino agli animali domestici. O quando il partner insulta o ricatta emotivamente la compagna, sostenendo di far male a se stesso.
Comportamenti violenti: rientrano in questa casistica gli strattoni, gli schiaffi, le mani al collo, etc. Anche se sono capitati una sola volta.
Nella maggior parte dei casi, infine, il partner, anche subito dopo l’insorgere di uno di questi atteggiamenti, tende a mettere in discussione le percezioni della donna. A minimizzare quanto accaduto o a chiedere perdono, giurando che non si ripeterà più o che lo ha fatto solo per amore.
L’amore non è mai violento.
Se si vive anche solo una di questa situazione forse si dovrebbe entrare in contatto con un centro antiviolenza, raccogliere le forze e chiedere aiuto, anche contattando il numero gratuito 1522, attivo 24 ore su 24.